Si prospetta una competizione elettorale dove nulla è scontato; 5 forse 6 candidati per altrettante coalizioni che si fronteggeranno in uno scontro dove una delle ipotesi più accreditate è che nessuno possa raggiungere il fatidico premio di maggioranza indispensabile a garantire la governabilità della Regione. Il Pd, solo un anno fa in pole position per la vittoria finale, oggi si trova in evidente difficoltà, dopo aver dovuto sfiduciare il proprio candidato diretta espressione della base alle elezioni primarie. Una sfiducia motivata per questioni di opportunità politica essendo Francesca Barracciu indagata insieme a 33 consiglieri regionali del suo stesso partito per peculato nell'inchiesta sull'utilizzo illecito dei fondi pubblici assegnati ai gruppi consiliari in Consiglio regionale.
L'impressione è che non basterà cambiare un candidato per sancire quell’inversione di rotta non più rinviabile per recuperare la fiducia di una base elettorale in sofferenza rispetto a una questione morale ancora lungi dall'essere affrontata. In molti non si spiegano come mai tra i responsabili della sfiducia alla Barracciu (secondo anche quanto lei stessa ha dichiarato) ci siano persone indagate per gli stessi reati come il segretario regionale Silvio Lai. Certamente per risultare credibili la questione di opportunità dovrebbe essere applicata a tutti..
D'altro canto il centrodestra con due consiglieri regionali recentemente incarcerati e il candidato presidente inquisito non se la vede certo meglio. Ma si sa da quelle parti in nome di un non meglio precisato garantismo tutto è permesso, l'evasore Berlusconi ha fatto scuola in questo. Di certo Cappellacci con l'accelerazione data col decreto per l'indizione dei comizi ha spiazzato un po’ tutti i suoi diretti concorrenti. Eppure anche nel centrodestra le preoccupazioni non sembrano mancare, soprattutto se fossero confermate le voci che vedrebbero uno dei principali big, Giorgio Oppi, scegliere di non candidarsi nella roccaforte storica del Sulcis e optare per il collegio di Cagliari, forse proprio per timore di non essere eletto.
E Mauro Pili avrebbe buone chance di fare risultato se non fosse per l'incognita costituita dalla reale consistenza elettorale delle liste che compongono la sua neonata Coalizione del Popolo Sardo, così come Michela Murgia con Sardegna Possibile si candida a raccogliere i voti degli scontenti del centrosinistra sperando che poi alla fine non prevalga come sempre la logica del voto utile. Ma entrambi potrebbero comunque giocare dopo le elezioni un ruolo di primaria importanza soprattutto nel caso nessuno raggiunga la maggioranza assoluta.
Nei giorni scorsi si è era profilata anche l'ipotesi di un listone indipendentista-sovranista con la presenza di Sardigna Natzione, Irs, Sardigna Libera e Partito dei Sardi con la candidatura a Presidente di Paolo Maninchedda. Ma ora che il vincolo della candidatura della Barracciu è stato rimosso, il Partito dei Sardi ha nuovamente intrapreso un dialogo serrato col centrosinistra che sabato sceglierà il nuovo candidato. E se Sardigna Natzione ha già fatto sapere che non intende aderire a nessuna ipotesi di alleanza che preveda accordi con i partiti italiani, sarà importante verificare cosa faranno Irs di Gavino Sale e Sardigna Libera del consigliere regionale uscente Claudia Zuncheddu. Anche in questo caso il mondo indipendentista si giocherà molta della sua credibilità..
In questo contesto è emblematica la situazione del M5S che solo pochi mesi fa alle elezioni politiche ebbe un exploit senza precedenti soprattutto in Sardegna. A pochi giorni dalla presentazione delle liste il Movimento di Grillo è spaccato in diverse fazioni ostili le une alle altre e senza che siano stati ancora scelti ufficialmente i candidati e stilato un programma condiviso. Il rischio è che il comico Genovese non dia l'autorizzazione a presentare il simbolo e che venga disperso quel patrimonio politico-elettorale che ora non rappresentato potrebbe rivolgersi nell'alveo dell'astensionismo. L'unica forza politica totalmente indipendentista che potrebbe restare in campo è quella del Fronte Indipendentista Unidu che pur essendo caratterizzato da una forte presenza dei militanti di A Manca Pro s'Indipendentzia, si presenta come espressione di diversi ambiti sociali e produttivi della società Sarda.