Si apre una settimana decisiva per il dossier Barracciu. La candidata governatrice del Pd, uscita vittoriosa dalle primarie che hanno visto la partecipazione in Sardegna di 5 mila elettori, è sulla graticola: indagata per peculato nell'inchiesta sullo scandalo dei fondi utilizzati dai gruppi del Consiglio regionale, è al centro di un braccio di ferro con molti degli alleati della coalizione, che invocano la questione morale e la invitano a fare un passo indietro.
La segreteria del Pd ha già replicato ai detrattori – è di ieri una lettera aperta inequivocabile contro Francesca Barracciu firmata da Roberto Capelli, leader del Centro Democratico, e da Luciano Uras, senatore di Sel – confermando che la vincitrice delle primarie rimane in corsa con il sostegno dei vertici del partito. Tuttavia il segretario regionale, Silvio Lai, vuole la condivisione del neoleader Matteo Renzi, al quale ha già scritto sollecitando un incontro.
Oggi a Milano, in occasione dell'investitura del sindaco di Firenze alla guida del Pd, i delegati sardi all'assemblea, in testa Silvio Lai, cominceranno le manovre di avvicinamento e raccoglieranno gli umori del segretario. Da domani partirà il pressing nei confronti del vertice nazionale del partito per ottenere un faccia a faccia risolutivo sul caso Sardegna entro la prossima settimana.
Guardano con interesse ai movimenti in casa Pd e tra gli alleati, sia i sovranisti di Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, sia il cosiddetto "tavolo parallelo" istituito attorno alla figura di Don Ettore Cannavera. Se l'attuale coalizione del centrosinistra dovesse perdere altri pezzi, potrebbero avvantaggiarsene quelle forze politiche a caccia di partner per dar vita ad un nuovo raggruppamento elettorale in vista del voto del 2014 alternativo al Partito Democratico.