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Dopo le 16 persone morte e la catastrofe causata dal ciclone in Sardegna sono scattate due inchieste per disastro colposo, una nella Procura della Repubblica di Tempio Pausania, l'altra in quella di Nuoro. La magistratura inquirente – come riportano oggi anche alcuni quotidiani – ha richiesto alle amministrazioni maggiormente coinvolte nella catastrofe di lunedì scorso i progetti, le delibere e tutto quanto possa consentire di far chiarezza su opere stradali, manufatti, edifici, strutture e pianificazioni urbanistiche che hanno visto la luce negli ultimi anni.

La comunità sarda ha sofferto danni per ora non quantificabili e così anche la magistratura vuol vederci chiaro su quanto accaduto: catastrofe naturale, oppure anche la mano dell'uomo ha fatto la sua parte, come ha detto ieri durante l'omelia ai funerali delle vittime il vescovo di Tempio Pausania, Sebastiano Sanguinetti. Così sono state avviate le inchieste.

   Le Procure hanno avviato i primi accertamenti, che saranno comunque lunghi, ma la prima pietra è stata posta. Così si cercheranno eventuali responsabili, se vi sono stati quindi azioni colpevoli da parte di chi avrebbe dovuto gestire e tutelare il territorio con una pianificazione attenta e scrupolosa. Per ora sono fascicoli di indagini senza un nome.

   Lo aveva detto martedì mattina il sostituto procuratore del Tribunale di Tempio Pausania, Riccardo Rossi, che aveva raggiunto il Centro di coordinamento dei soccorsi a Olbia, poche parole ma incisive: "Questo è il momento della misericordia, poi arriverà quello della giustizia", ed ora è arrivato. "Questa vicenda ha posto in luce delle carenze strutturali che passata l'emergenza – aveva aggiunto Rossi – dovremo valutare se potevano essere evitate".