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Nel giorno del lutto e della pietà per le vittime dell'alluvione che ha colpito la Sardegna, non possiamo dimenticare le responsabilità che hanno contribuito a rendere devastante e drammatico un evento atmosferico pur sicuramente inusitato per le nostre latitudini.

In queste ore l'Ordine nazionale dei Geologi, una categoria che purtroppo non gode, nel nostro Paese, della reputazione e dell'attenzione che meriterebbe, ci ricorda alcuni dati terribili sull'abuso del territorio nazionale: la popolazione esposta a fenomeni franosi ammonta a 987.650 abitanti, mentre quella esposta alle alluvioni raggiunge il numero di 6.153.860. Nonostante i ripetuti allarmi e i tragici eventi che ciclicamente si ripetono, secondo i dati ambientali 2012 dell’Ispra, in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo e oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo. Questo significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli.

Nel rapporto curato dal dipartimento della protezione civile di Legambiente «Ecosistema rischio 2011 – Monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico», si legge che: "Frane e alluvioni comportano ogni anno un bilancio pesantissimo per il nostro Paese, sia per le perdite di vite umane che per gli ingenti danni economici. A fronte di ingenti risorse stanziate per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l'alloggiamento e l'assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza, è evidente l'assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione, attraverso cui affermare una nuova cultura dell'impiego del suolo che metta al primo posto la sicurezza della collettività e ponga fine a usi speculativi e abusivi del territorio";

Si legge ancora nel citato dossier di Legambiente che "la stima del numero di cittadini quotidianamente esposti al pericolo di frane e alluvioni testimonia chiaramente come, negli ultimi decenni, l'antropizzazione delle aree a rischio sia stata eccessivamente pesante. Osservando le aree vicino ai fiumi, risulta evidente l'occupazione crescente delle zone di espansione naturale dei corsi d'acqua con abitazioni, insediamenti industriali, produttivi e commerciali e attività agricole e zootecniche; l'urbanizzazione di tutte quelle aree dove il fiume in caso di piena può espandersi liberamente ha rappresentato e rappresenta una delle maggiori criticità del dissesto idrogeologico italiano”.

Nella nostra Isola, il fenomeno è reso ancora più grave dall'assalto speculativo alle coste e dal fenomeno degli incendi, anch'esso provocato, in numerose occasioni, da intenti speculativi immobiliari.

Ricordiamo che per prevenire e attenuare i dissesti idrogeologici, in occasione di alcune della tante calamità, furono emanate la legge 18 maggio 1989, n.183  (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo)e la legge 3 agosto 1998, n. 267, con successive modifiche e integrazioni, che hanno imposto alle amministrazioni regionali di dotarsi di importanti strumenti di tutela del territorio.

Fra tali adempimenti il più rilevante è certamente la predisposizione dei Pai (Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico). Secondo la corretta definizione che ne dà l'Autorità di Bacino Regionale della Sardegna, si tratta di uno strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo, alla prevenzione del rischio idrogeologico, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. Esso pertanto ha valore di piano territoriale di settore e prevale sui piani e programmi di settore di livello regionale.

Proprio per dare attuazione e risorse al Pai emanato dalla Regione, il Consiglio aveva approvato la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 che all'articolo 16 comma 6 aveva autorizzato “la spesa di euro 1.500.000 per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013, da destinare a contributi agli enti locali per la gestione del Pai nell'ambito della pianificazione locale ai sensi degli articoli 4, 8 e 26 delle norme di attuazione del Pai, nonché per la predisposizione delle proposte di variante conseguenti alla realizzazione delle opere di prevenzione del rischio”.

Sennonché, ad agosto di quest'anno, lo stesso Consiglio, con legge regionale 2 agosto 2013, n. 21, art. 1 comma 4, giustificando il gesto col  proposito di reperire risorse di contrasto alla povertà, ha soppresso “l'autorizzazione di spesa di euro 1.500.000 per l'anno 2013 di cui all'articolo 16, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12”, così togliendo agli enti locali le previste risorse per l'attuazione del PAI e la pianificazione delle opere di prevenzione del rischio idrogeologico.

Dicevamo che il cielo, ieri, è stato inclemente con la Sardegna; ma chi aveva il dovere di proteggere questa terra e non l’ha fatto,  per voracità, incuria e ignoranza, dovrà renderne conto. E a noi il dovere di non dimenticare.

Giuseppe Andreozzi, consigliere comunale Rossomori