Era il mese di Febbraio 2012 quando il Presidente della Repubblica Napolitano venne in Sardegna per “verificare -disse- con mano la situazione economica del popolo sardo”. La Sardegna era in preda alla crisi economica e il Sulcis in particolar modo appariva come il territorio più virulento dal punto di vista delle rivendicazioni e della lotta. Infatti, fu proprio dal Sulcis che in quei giorni i Sindaci minacciarono di consegnare le Fasce Tricolori allo Stato in un clamoroso gesto di protesta per denunciare l'impossibilità di continuare ad amministrare la miseria.
Un gesto che dal prefetto, allora c'era ancora il Dott. Balsamo, fino alle settimane precedenti all'arrivo del Presidente risuonò in tutta la sua forza a livello nazionale dove il dramma del Sulcis divenne noto a tutti. Purtroppo quell'importante gesto rimase tale solo nella carta perché i Sindaci ben presto recuperarono le Fasce Tricolori vanificando la protesta e decidendo di continuare ad amministrare miseria e disperazione.
Oggi, dopo quasi due anni la situazione è drammaticamente peggiorata: l'economia del Sulcis è in ginocchio e i servizi sociali dei comuni esplodono dalle richieste di famiglie disperate. Il fantomatico Piano Sulcis che avrebbe dovuto garantire una grande opportunità per lo sviluppo e l'infrastrutturazione del territorio stenta a decollare e ogni giorno che passa chiudono aziende e aumentano i disoccupati. Nonostante questo drammatico scenario i sindaci del territorio sono stranamente assenti, salvo poche eccezioni. Nel loro ruolo di ultimo baluardo dello Stato ma anche di riferimento principale dei propri cittadini, avrebbero dovuto assumersi ben altra responsabilità in questa difficile fase storica economica e sociale promuovendo una grande mobilitazione popolare e convocando gli stati generali del territorio dal mondo dell'impresa a quello sindacale fino a quello politico.
Una mobilitazione diversa dalle solite, capace di arrivare fino a Roma per pretendere il riequilibrio sociale ed economico del Sulcis Iglesiente. Un anno fa la decisione di organizzare una grande manifestazione di questo tipo dove migliaia di persone sarebbero dovute sbarcare nella capitale. Solo l'annuncio della venuta dei Ministri bloccò la macchina organizzativa di quell'evento che sarebbe stato storico per numeri e impatto politico.
Col senno di poi tutti hanno capito che i Ministri vennero alla Grande Miniera di Serbariu carichi di promesse e proclami esclusivamente per scongiurare quella grande manifestazione che si stava organizzando.
E’ proprio in considerazione di questo che oggi i sindaci, uniche entità veramente titolate a rappresentare le istanze dei cittadini, dovrebbero prendere in mano le sorti del territorio per portare a compimento, direttamente nella capitale e con i propri cittadini al seguito, quello che in passato non hanno avuto il coraggio di fare: dimettersi in blocco con tutti i consigli comunali e dichiarare allo Stato Centrale la propria impossibilità a continuare la propria amministrazione in un territorio così disastrato. Questa volta però sul serio e senza appello perché le famiglie del territorio non possono più aspettare e tutto quello che si è tentato sul piano convenzionale-politico ha sempre miseramente fallito.