Le polemiche sono il sale della politica, unico strumento per veicolare opinioni, anche le più difficili da digerire per una cultura dominata per troppi anni da un unico modello imperante. Siamo andati in Iraq a esportare la “democrazia” perché come disse Berlusconi nel 2001 “la nostra civiltà è superiore …” e i giovani soldati caduti sono martiri per i valori che hanno difeso.
Martedì pomeriggio, però, la cittadina Emanuela Corda ha rotto questo tabù mediatico (GUARDA IL VIDEO COMPLETO del suo intervento), ha provato a rivoltare la frittata, ha cercato di contestualizzare l’attentato di Nassiriya. Parola per parola ha cercato di evidenziare come non ci siano mai, in questi contesti di guerra imperialista, né buoni né cattivi.
Quando si afferma che sia da una parte che dall’altra della barricata ci sono delle vittime è la semplice verità. Proviamo per un attimo a cambiare contesto geografico. In Palestina per esempio, se un giovane palestinese decidesse di farsi esplodere perché il giorno prima i missili israeliani gli hanno devastato la casa e ucciso genitori e fratelli minori, come dovremmo considerarlo? Un carnefice o una vittima?
Con tutto il rispetto per le vittime innocenti, senza differenze di bandiera, dal quale non posso prescindere, voglio provare a ricordare che la guerra in Iraq nasce con il pretesto della presenza di armi di distruzione di massa. La verità però, oggi, è sotto gli occhi di tutti: lo Stato italiano ha scelto di servire il padrone a stelle e strisce contribuendo all’occupazione militare di uno stato che era libero e indipendente.
Cosa faremmo mai, noi, se un domani l’Italia divenisse nemico giurato di una grande potenza interessata per scopi economici a occuparla militarmente e pronta a calpestare terra e dignità del suo popolo?