"Cappellacci si rassegni: non ha cancellato il Piano paesaggistico regionale della Sardegna nei primi tre mesi di legislatura e non lo eliminerà oggi perché il Piano è entrato a far parte della coscienza ambientale dell'Italia e dell'Europa". Lo ha dichiarato all'Ansa, Renato Soru, ex governatore sardo "padre" del Ppr, intervenendo nel dibattito scatenatosi in questi giorni sul processo di revisione del Piano avviato dalla Giunta Cappellacci con una delibera che propone la modifica di norme e cartografie.
Secondo Soru, sono due le caratteristiche irrinunciabili del Piano: "I beni paesaggistici visti nel suo insieme e la fascia costiera intesa come bene unitario. Non si può cancellare questa idea di fascia costiera – osserva l'ex presidente della Regione – pensando a spazi cartolina e non, invece, ad un luogo più ampio per far rinascere quei milioni di metri cubi cancellati dal Ppr e rimettendo in moto tutte le lottizzazioni che creano una città lineare sulla costa. Il Piano attuale vede la fascia costiera nella sua interessa per trasferirla intonsa alle future generazioni, prevedendo in quelle zone solo il riuso, la riqualificazione e la ristrutturazione".
Soru sostiene, inoltre, che "il presidente Cappellacci accusa il ministro Bray e il Mibac di avere complottato contro gli interessi dei sardi ritardando il procedimento e, di fatto, non dando l'intesa alla sua proposta di revisione del Ppr. In realtà l'intera struttura del Ministero, tanto quella locale che quella centrale, ha lavorato prestando una leale collaborazione nell'attività di revisione. Cappellacci, però, non vuole rivedere alcune cose ma stravolgere il Ppr. Ma si rassegni – conclude l'esponente del Pd – la smetta di fare danni, di dare false speranze ai cittadini e agli imprenditori e metta da parte l'atteggiamento da Capitan Fracassa che spacca tutto ma non fa niente".
"I cittadini hanno potuto verificare quanta ipocrisia vi fosse in chi da un lato predica di lasciare 'intonsa' la fascia costiera “, afferma Alessandro Serra il portavoce di Cappellacci, “ma dall'altro con lo strumento discrezionale delle intese ha dato via libera alla colata di oltre due milioni di metri cubi di cemento. Ora, visto che i sardi non lo seguono più, non gli resta che rivolgere appelli a ministri e burocrati romani. La smetta di mistificare la realtà perché la fascia costiera resta tutelata e resta un bene paesaggistico per la Sardegna. La 'coscienza ambientale dell'Italia e dell'Europa' – conclude – ha sicuramente testimonial più credibili di una casta di aristocratici con la villa in riva al mare e dei loro amici".