Un appello alla politica sarda perché metta mano alla crisi dell'editoria in Sardegna e per evitare che dopo il fallimento delle esperienze di tre quotidiani e una radio, eviti la chiusura dell'emittente tv Sardegna 1. Lo hanno lanciato i 21 lavoratori, tra giornalisti, tecnici ed amministrativi della televisione locale che oggi hanno scioperato, manifestando davanti al Consiglio regionale. Oltre a lamentare la mancata retribuzione di quattro mensilità, dopo due anni di contratti di solidarietà, i sindacati (Assostampa, Cgil, Cisl e Uil) hanno ribadito le preoccupazioni per la situazione di crisi finanziaria in cui versa l'emittente dopo "la cessione dell'azienda dal presidente del Banco di Credito Sardo (Gruppo Banca Intesa), Giorgio Mazzella, ad una nuova compagine societaria ad un suo dipendente, che per sua stessa ammissione non ha nemmeno i soldi per pagare gli stipendi".
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Secondo Roberto Camarra della Slc–Cgil, "si tratta di una vertenza complicata le cui ragioni si fondano su una crisi che non si è aperta oggi. Oltre alla preoccupazione di 21 famiglie che non vendono arrivare lo stipendio da quattro mesi – aggiunge – c'e' qualcosa che non torna se nel passaggio di proprietà chi ha comprato non ha le spalle coperte tanto da non avere soldi per pagare gli stipendi. Inoltre c'è il rischio che la Sardegna possa perdere un'importante voce dell'informazione e della cultura e serve un impegno di tutti per evitare questo epilogo".
I rappresentanti dei giornalisti, riuniti nel comitato di redazione, anche durante l'incontro con i capigruppo del Consiglio regionale hanno posto alla politica due domande: "Ci si può permettere di vedere scomparire in Sardegna altre testate? Si vuole fare chiarezza sul passaggio di proprietà, che sul piano formale è regolare e legittimo, ma che non offre garanzie per il futuro dell'azienda?".
in serata la replica dell'azienda: "Mai la società è risultata assente rispetto al disagio dei lavoratori e alle richieste del sindacato. L'attuale proprietà si è sempre mostrata aperta ad un dialogo costruttivo e all'individuazione di qualunque soluzione potesse addivenire al recupero dei molti crediti maturati e non ancora erogati specie dal Ministero dello Sviluppo Economico".
Precisa, la proprietà, in una nota, "in riferimento a quanto riportato da alcuni organi di informazione in merito allo stato di crisi dell'emittente Sardegna1 Tv, informazioni che paiono fuorvianti rispetto alla comprensione delle reali problematiche legate allo stato di crisi in cui versa l'azienda".
"Si è inoltre espresso, con ampia ed inequivocabile chiarezza- si legge nel comunicato aziendale – l'auspicio che il ritardo di 30 giorni nel pagamento della mensilità di agosto 2013 e il pagamento dello stipendio di settembre, la cui scadenza è avvenuta in data odierna, potesse essere recuperato in tempi brevissimi, anche grazie all'erogazione in corso di una parte dei crediti sopracitati.
Per quanto riguarda la XIII mensilità 2012, la XIV mensilità del 2013 l'azienda ha più volte
confermato che le stesse verranno pagate il prima possibile. A nulla sembrano valse anche queste rassicurazioni. L'indicazione dunque, di 'quattro mesi senza stipendio' è quanto meno inesatta – precisa l'azienda – infatti gli stipendi da gennaio a luglio
2013 sono stati regolarmente pagati. La specifica pare non un puntiglio sintattico, ma una necessaria precisazione al solo fine di una maggiore comprensione del reale stato di disagio dei lavoratori e dell'azienda; ma anche in virtù di una visione negativa di un'emittente televisiva che si propone commercialmente sul mercato editoriale, specie in questo esordio della nuova proprietà".
"A questo riguardo, l'azienda ha risposto ad ogni perplessità sottoposta ed ha presentato lo stato di difficoltà ereditato dai nuovi editori che si sono mostrati aperti e disponibili anche ad affiancare i lavoratori nella richiesta di un aiuto da parte della Politica, perché si facesse pressione congiunta sul Governo Nazionale in materia di puntualità dei pagamenti. Qualunque altra posizione o interpretazione – conclude la nota –
pare essere volutamente forzata e strumentale, rivolta a fini diversi dal benessere dell'azienda".
Fonte: ANSA