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Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge sulla ricognizione ed eventuale eliminazione dei terreni gravati da usi civici in Sardegna. Sulla legge approvata dal Consiglio regionale, la ventesima impugnata dal Governo in questa legislatura, si erano levate le voci contrarie degli ambientalisti che avevano chiesto un intervento a Roma e oggi esultano per l'iniziativa del Cdm.

   Nel merito della norma, secondo il Governo, esistono diversi profili di incostituzionalità. "È ormai pacifico – si legge nelle motivazioni del ricorso – che gli usi civici non svolgono esclusivamente la funzione economico-sociale di garantire risorse alla collettività che ne è proprietaria, ma nel frattempo si è aggiunta una loro fondamentale utilità ai fini della conservazione del bene ambiente".

Inoltre, il Governo ricorda che "la limitazione o la liquidazione dei diritti di uso civico non possono prescindere dalle valutazioni del Ministero per i beni e le attività culturali" e spiega che la norma "contrasta con le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di pianificazione paesaggistica, potendo avere effetti negativi diretti sul processo di copianificazione paesaggistica in corso".

   Secondo il Gruppo d'Intervento Giuridico, "la ricognizione, nella realtà, costituirebbe la base soprattutto per sclassificazioni in tutti quei casi in cui vi siano state occupazioni abusive, abusi edilizi, destinazioni agricole ovvero i diritti di uso civico siano stati accertati per presunzione in quanto già terreni feudali, la gran parte dei demani civici".