Quando parliamo del ruolo della donna nella vita culturale e politica italiana, spesso viene in mente un “carrozzone politico”, la Commissione Pari Opportunità che a tutti i livelli istituzionali viene costituita, a parole, la rappresentatività paritetica tra uomo e donna.
Fin dai primi anni ’90 molte amministrazioni locali hanno istituito le Commissioni, ma non risultano grandi interventi realizzati. Il tema è stato caro a un certo progressismo, ma alla fine è scaduto in gettoni sborsati a non elette.
Solo una componente del Comune di Cagliari in passato si dimise definendola: “un luogo di sperpero economico delle risorse pubbliche; di appendice acritica del sistema di cui è fedele esecutrice e domestica dei suoi ordini; di atlete olimpioniche che in tempi record lasciano il luogo del dibattito”. Era l’allora Consigliera comunale, Claudia Zuncheddu.
E’ evidente che la rappresentatività delle donne debba essere garantita e il percorso di della loro valorizzazione possa nascere solo da norme che favoriscano la doppia preferenza di genere. Un’idea che favorisca la parità di genere e che sviluppi una maggiore consapevolezza delle donne nei principali ruoli legislativi.
Rimane un punto, il futuro delle Commissioni Pari Opportunità: forse è giunto il momento di abolirle?