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Il Sulcis Iglesiente è un territorio in ginocchio, stuprato e abbandonato, dalla politica e dalle istituzioni, senza la speranza che qualcosa possa un giorno cambiare. La chiusura delle principali realtà produttive, la depressione economica diffusa a tutti i livelli, la disoccupazione e la rassegnazione, evidentemente non sono sufficienti poiché da qualche tempo i cittadini del Sulcis devono confrontarsi anche con l'aumento degli episodi di vandalismo e delinquenza.

Episodi che spesso non vengono nemmeno denunciati, probabilmente per la crescente sfiducia nei confronti di uno Stato che in queste lande desolate e abbandonate ha cessato da molto di esercitare la propria funzione sociale e storica.

Le macchine bruciate in serie nel Comune di Portoscuso nei giorni scorsi o gli arresti e le diverse inchieste giudiziarie che da quasi due anni scuotono le istituzioni locali del territorio, non possono che indurre riflessioni e domande: Cosa sta succedendo nel Sulcis? Tutti questi episodi sono slegati tra loro o c'è in atto una vera e propria guerra di potere tra diverse fazioni?

I FATTI

Nel gennaio 2012 fu arrestato il Sindaco di Portoscuso Adriano Puddu con un'infinita serie di accuse. Nella stessa indagine, circa 10 mesi dopo, fu processato e condannato per corruzione il patron della Portovesme SRL Carlo Lolliri. Per l'occasione anche i Sindacati confederali del territorio diedero solidarietà pubblica al Manager Lolliri che solo pochi mesi dopo riuscì a portare all'interno della stessa azienda, per inaugurare i nuovi processi produttivi, nientedimeno che il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. Ma solo pochi mesi prima, precisamente nell'ottobre 2012, fu arrestato anche l'assessore provinciale della giunta Cherchi e Sindaco di Carloforte Marco Simeone con diverse accuse tra cui la bancarotta fraudolenta risalente addirittura a dieci anni prima. Simeone è uscito recentemente dopo un'inedita (visti gli standard italiani) carcerazione preventiva durata 10 mesi.

Tutto questo fino ai giorni nostri che vedono protagonista tutta una sequela di indagini giudiziarie che, a partire dall'IGEA, passando poi per il caso Carbosulcis fino al comune di Sant'Antioco, promettono di scoperchiare un sistema di appalti, abusi e tangenti che, a detta dei bene informati, farebbe impallidire il periodo di tangentopoli che ebbe un grande risalto intorno ai primi anni 90.

Difficile dire cosa leghi precisamente queste vicende tra loro, ma è innegabile che il Sindaco di Portoscuso fu criticato aspramente per il suo atteggiamento nella gestione del consorzio industriale di Portovesme la cui Presidenza fino a quel momento era stata costante prerogativa dei due grandi sodalizi politici territoriali del centrodestra e del centrosinistra. Quelle stesse fazioni che da tanti anni si dividono, alternativamente, il controllo politico e clientelare degli enti regionali che oggi sono sotto inchiesta proprio per reati legati agli appalti, al peculato e addirittura al voto di scambio.

E forse l'unico filo conduttore evidente in queste vicende è proprio quello della gestione politica del potere da parte dei partiti. Nel contempo bisogna considerare che nel territorio è cessata ogni forma di mobilitazione politica sui temi del lavoro e dell'economia. I rappresentanti politici, a tutti i livelli, hanno quasi paura di mostrarsi in pubblico ed esporsi politicamente.

L'unica cosa certa è che i sodalizi del potere locale che per tanti anni hanno trasversalmente determinato le sorti del territorio sono oggi in forte crisi e arretramento sia per le inchieste della magistratura che per l'incapacità a far fronte a una situazione economica-occupazionale del territorio altamente esplosiva. E il vandalismo e/o la criminalità in costante aumento, nonostante i costanti tentativi di minimizzazione del fenomeno da parte dello Stato, indicano un crescente disagio sociale che, senza incisivi interventi sull'economia territoriale, non potrà che aumentare fino ad avere esiti imprevedibili.