Meno pesci, più meduse. Vale anche in Sardegna. Secondo gli esperti, le sempre più frequente segnalazioni di meduse da parte dei bagnanti, derivano dalla pesca intensiva che ha impoverito l'ecosistema marino e tolto competitor alle meduse che così trovano più facilmente piccole alghe, il cosiddetto fitoplancton, e quindi crescono e si moltiplicano.
Lo spiegano gli esperti dell'Università del Salento e Cnr-Ismar, che hanno arricchito la mappa degli avvistamenti, particolarmente frequenti in Liguria, Friuli, all'Elba, in Sicilia, Calabria e Puglia e anche in Sardegna, anche nonostante le temperature insolitamente “basse” di quest’estate. "A riprova – afferma il biologo marino Ferdinando Boero dell'Università del Salento e Cnr-Ismar – che la presenza di queste specie marine ha come causa prevalente l'eccesso di pesca, più che il surriscaldamento globale. Abbiamo depauperato le specie ittiche; ci sono meno larve e quindi meno baby pesci e le meduse hanno pertanto meno concorrenti per la loro dieta. E così si moltiplicano. La novità, è che i bagnanti hanno preso confidenza con queste specie marine e sanno riconoscerle. Sanno ad esempio che quelle più urticanti hanno tentacoli molto lunghi (la Pelagia o la Caravella Portoghese), e talvolta arrivano ad apprezzare la bellezza degli esemplari innocui ".
Come si evitano le meduse? Quando si è punti "la prima cosa da fare è lavarsi con acqua di mare e non con acqua dolce perché questa favorirebbe la scarica del veleno", consiglia Mario Aricò, dermatologo presso l'Università di Palermo. Mentre applicare una pietra calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca (o urina), aceto o alcol, sono rimedi fai da te che non sono solo inutili, ma possono anche peggiorare la situazione. Bisogna andare al pronto soccorso in caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento.