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Graziano Mesina, tra i più famosi banditi sardi del dopoguerra, è stato arrestato all'alba di oggi dai carabinieri con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. È ritenuto dai magistrati di Nuoro capo di una potente organizzazione dedita al traffico di stupefacenti. L' arresto di “Grazianeddu” è avvenuto questa mattina durante un' operazione dei carabinieri coordinata da militari del reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, alla quale partecipano anche militari dell'Arma di Milano, Cagliari, Oristano, Sassari, Reggio Calabria, ed inoltre i Cacciatori di Sardegna e i militari del decimo nucleo elicotteri di Olbia.

I carabinieri stanno dando esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Nuoro nei riguardi di 27 persone e stanno eseguendo perquisizioni in diverse regioni d'Italia. I magistrati nuoresi ritengono di aver sgominato due organizzazioni (Mesina era il leader di una di queste) che trafficavano in stupefacenti e compivano estorsioni.

Gli uomini del comando provinciale di Nuoro svelano inoltre che l'organizzazione criminale guidata da Mesina stava progettando un sequestro di persona. Nel corso delle indagini, infatti, gli investigatori hanno scoperto che Mesina aveva già fatto un sopralluogo e fornito dettagli precisi sull'ostaggio ai suoi sodali, così come è emerso dalle intercettazioni. Era solo un progetto, quindi non scatterà l'accusa di rapimento.

Dopo aver scontato 40 anni di carcere ed aver trascorso cinque anni da latitante e 11 agli arresti domiciliari, era tornato libero il 25 novembre 2004, avendo ottenuto la grazia dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Da alcuni anni era tornato nella sua Orgosolo, dove aveva avviato l'attività di guida turistica, accompagnando centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue fughe rocambolesche. Oggi l’arresto. 

Mesina è stato sorpreso nel sonno, alle 3.30, a casa della sorella Antonia, ad Orgosolo. Ai carabinieri che si sono presentati per arrestarlo, l'ex primula rossa del banditismo sardo è apparso tranquillo, "quasi come se lo aspettasse", spiegano gli investigatori dell'Arma. I carabinieri hanno bussato, ha aperto la sorella mentre lui ha chiesto solo il perché i militari fossero lì.

Per gli inquirenti era Mesina il vero ispiratore della banda. Nel 2008 parte l'inchiesta. L'ex bandito viene indicato come la persona dell'organizzazione che cerca di accreditarsi nella piazza dello spaccio milanese. 'Grazianeddu' – ricostruiscono i militari dell'Arma – si reca a Milano per concordare le condizioni; quindi si utilizzano i corrieri che trasferiscono lo stupefacente, in particolare eroina e cocaina, nell'Isola e, tramite l'avvocato Corrado Altea, viene pagata materialmente la merce.

Prima con Gigino Milia di Cagliari, Mesina divide il mercato sardo e insieme tengono in piedi il sodalizio: il primo si occupa dello spaccio nel sud della regione, il secondo nel centro nord. Poi dopo un litigio con Milia, nel 2009, l'ex ergastolano decide di muoversi da solo, in maniera autonoma, diventando – secondo gli investigatori – il vero ispiratore della banda.