"Occorre fermare immediatamente l'arrivo di Riina e di metà di Cosa Nostra in Sardegna e a Sassari. Bisogna opporsi con tutte le forze ad una decisione dissennata che rischia di provocare un danno gravissimo all'isola sia sul piano sociale, che economico e d'immagine. E' un errore sotto ogni punto di vista, tecnico e politico. Significa considerare la Sardegna una colonia dove tutto è consentito".
Queste le dichiarazioni su Radiolina di Pino Arlacchi, esperto dell’antimafia, assieme al deputato Mauro Pili (Pdl), contrario al trasferimento in Sardegna oltre 600 mafiosi di cui 300 del regime 41 bis. Arlacchi, una delle massime autorità mondiali in tema di lotta al crimine è sceso in campo a sostegno di una mobilitazione bipartisan intrapresa da Pili il quale ha annunciato che "é dato per scontato negli ambienti penitenziari il trasferimento in Sardegna del boss dei boss Totò Riina, che dovrebbe arrivare entro il mese nel carcere di Bancali a Sassari".
Arlacchi ha quindi lanciato un appello alle forze istituzionali: "Serve una posizione netta del Consiglio regionale e della Giunta. Occorre far valere davanti al Ministro e al Governo le ragioni di un'isola che non può essere trattata in questo modo. A Roma non possono pensare che i sardi strilleranno e poi si adatteranno. Significherebbe far vincere la politica coloniale dello Stato verso la Sardegna. Questo muro deve essere eretto immediatamente. Se a Sassari e Cagliari non ci saranno resistenze sarà difficile impedire che anche la Sardegna finisca nelle mani di cosa nostra". No anche della presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici: “È l'ennesimo schiaffo che subiamo da Roma”.