Se verrà applicato in Sardegna il decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, riguardante Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento, l'isola rischia di perdere circa la metà della sua capacità idrica, e tutto ciò "per un rischio sismico che nell'isola non esiste". Lo sostengono, in una interrogazione, i senatori del Movimento Cinque Stelle, prima firmataria Manuela Serra seguita da Roberto Cotti, che è stata stilata in collaborazione con Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico.
In particolare viene sottolineato che la Sardegna possiede 32 invasi di grandi-medie dimensioni con una capacità massima attuale di 2 miliardi e 280 milioni di metri cubi di acqua, di cui un miliardo e 904 milioni di metro cubi con autorizzazione all'invaso.
"Se queste norme tecniche venissero approvate definitivamente nel testo attuale – è stato sottolineato – dovrebbero essere svuotati e resi inutilizzabili tutti gli invasi aventi 'dighe a volta' (sbarramenti ricurvi, sono cinque gli invasi per una capienza complessiva pari a 705 milioni di metri cubi), mentre gli invasi con dighe a gravità (12 nell'isola, per una capienza complessiva di 757 milioni di metri cubi) potranno contenere soltanto la metà della capacità invasabile: complessivamente 1,490 miliardi di metri cubi disponibili in meno, pur non rivestendo sostanzialmente caratteristiche geofisiche di pericolosità sismica".