autorecupero-di-immobili-in-disuso-ecco-la-strategia-per-dare-un-abitazione-a-chi-non-ce-l-ha

Sono oltre 900 le famiglie in graduatoria per una casa popolare a Cagliari.

"Migliaia di persone – denuncia il consigliere comunale Enrico Lobina – non si possono permettere abitazioni ai costi sanciti dal mercato. Molte di queste, per varie ragioni, non avranno l’assegnazione di case popolari in tempi brevi. Il loro numero, per via della crisi economica, è destinato ad aumentare". 
 
Tra i diversi strumenti per risolvere il problema il consigliere propone l’autorecupero di patrimonio pubblico in disuso. "Sul territorio cagliaritano – spiega – insistono numerosi edifici pubblici non utilizzati e non ristrutturati perché il Comune non ha abbastanza risorse. Molti altri edifici con queste caratteristiche potrebbero passare dal demanio militare alla disponibilità del patrimonio comunale. Bisogna mettere in relazione la necessità di case con questa disponibilità. In questa ottica l’autorecupero è un istituto vincente".
 
Per autorecupero si intende un processo edilizio che prevede l’affidamento dei lavori di ristrutturazione di un immobile agli stessi assegnatari, che prestano la loro opera in cantiere mettendo a disposizione un monte ore lavorativo. Il processo di ristrutturazione edilizia viene sviluppato di concerto tra le pubbliche amministrazioni interessate e gli assegnatari dell’edificio, che vi interagiscono organizzati in cooperative edilizie. La pubblica amministrazione svolge un ruolo nella fase di sviluppo della progettazione del restauro e anche nella formazione di lavoratori specializzati nell’uso delle tecnologie idonee.
 
"L’autorecupero – conclude Lobina – risponde all’esigenza di evitare un ulteriore spopolamento del capoluogo, creando abitazioni dentro il perimetro urbano esistente. Permette, inoltre, di costruire case a basso costo, in un momento in cui sia l’amministrazione che la cittadinanza hanno sempre meno risorse".