No alla vendita di altre azioni del Banco di Sardegna all'emiliana Bper, la banca che già detiene attualmente la maggioranza delle quote. Lo hanno chiesto, in un sit-in questa mattina di fronte alla sede cagliaritana dell'istituto di credito, Sardigna Natzione, A manca pro s'indipendentzia e Confederazione sindacale sarda.
Le preoccupazioni degli indipendentisti sono state l'oggetto di un incontro al settimo piano della banca di viale Bonaria: un ristretto gruppo di manifestanti ha consegnato un lungo documento a un delegato dell'istituto e riassunto i motivi della protesta.
Sulla possibile vendita di una parte di quote non ci sarebbero per il momento conferme da parte del Banco. Soprattutto in un momento come questo: si dovrebbe concludere a metà aprile il mandato del consiglio di amministrazione in carica e per le prossime settimane sono attese importanti novità sui vertici della banca. I movimenti che hanno organizzato la manifestazione avrebbero in realtà voluto parlare con il presidente della Fondazione Antonello Arrru, dato nel 'toto nomine' come possibile nuovo presidente del Cda della banca. Ma Arru era impegnato a Roma in una riunione.
Un incontro molto cordiale, quello, con il delegato del presidente. "Non siete la nostra controparte – ha precisato subito Bustianu Cumpostu, Sni – ma le nostre preoccupazioni ai fondano sugli accordi parasociali. Noi abbiamo paura che il Banco venda le azioni. Ma, non solo non vogliamo che venda: chiediamo che invece venga avviato un processo di riappropriazione delle quote vendute in passato".
Insomma una protesta per la sovranità sul credito. "Perché- ha spiegato Gavino Piredda, Css- la lettura dei fatti già accaduti e l'analisi dei dati degli ultimi anni non ci fanno stare tranquilli: i nostri timori riguardano l'aspetto sociale, ma anche i riflessi sul l'occupazione nella nostra isola".
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