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Venticinque milioni di metri cubi di riserve nel bacino del Monte Albo. E soprattutto un tesoro da 35 milioni di metri cubi nella Nurra. Non basta: anche l'Iglesiente – e si sa da oltre un secolo – può dire la sua con possibili prelievi da 12-15 milioni di metri cubi all'anno.
 
C'è tanta acqua in Sardegna, ma non si vede: lo hanno detto gli esperti questa mattina in una conferenza organizzata dall'Ordine dei geologi e dal Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Cagliari. "In Sardegna abbiamo un importante patrimonio idrico sotterraneo, che può con opportune politiche di utilizzo e gestione – ha affermato Davide Boneddu , presidente Ordine Geologi della Sardegna – supportare adeguatamente il fabbisogno idrico della nostra regione. Se a livello nazionale le acque sotterranee costituiscono la principale risorsa per l'uso potabile, in Sardegna la situazione é invertita essendo circa l'80% delle risorse idriche per usi civici garantita dalle acque superficiali immagazzinate nei bacini artificiali".
 
Anche il resto d'Italia, però, non ride. "Nel nostro Paese – ha detto Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale Geologi – non solo non valorizziamo ancora al meglio le risorse idrogeologiche che sono nel sottosuolo, ma sprechiamo tanta acqua. Le perdite della rete idrica causano un costo industriale stimato in più di 200 milioni di euro all'anno ed un mancato ricavo per il sistema Italia di oltre 3 miliardi all'anno".