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È iniziato in Corte d'Assise il processo a porte chiuse nei confronti della donna, accusata di concorso in omicidio volontario del suo neonato, frutto del rapporto incestuoso con il padre. L’uomo, pensionato di Nuxis, è già stato condannato nel novembre scorso a 20 anni di reclusione in primo grado. Il collegio, presieduto dal giudice Claudio Gatti, a latere Ermengarda Ferrarese, ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica presentata dal difensore Fausto Argiolas.

In aula oggi i carabinieri della Compagnia di Iglesias che hanno ricostruito le prime fasi dell'inchiesta, arrivata ad una svolta dopo 14 anni dal delitto.

La vicenda. Era il febbraio 1996 quando il corpicino senza vita del neonato venne trovato sotto un cavalcavia a Siliqua. L'indagine arrivò ad una svolta, però, nel 2011 dopo le rivelazioni di un parente del padre-orco che raccontò del rapporto incestuoso fra padre e figlia. La comparazione dei dna dei due sospettati portò alla svolta, confermata dalla confessione della donna sugli abusi subiti in 30 anni. Secondo l'accusa il piccolo, frutto dell'incesto, sarebbe stato ucciso dopo essere stato partorito nel bagno dell'ospedale, dove la ragazza assisteva in quel momento la madre. Dopo un tentativo di soffocare il piccolo con la carta igienica, il neonato venne gettato dal cavalcavia.