Nuove accuse nelle motivazioni del Tribunale del riesame che hanno portato alla decisione di concedere gli arresti domiciliari (negando però la scarcerazione) al presidente del Cagliari, Massimo Cellino, al sindaco e all'assessore dei Lavori pubblici del Comune di Quartu, Mauro Contini e Stefano Lilliu.
Oltre al falso e al peculato, una serie indefinita di provvedimenti illegittimi, connotati da abuso d'ufficio o configuranti altri reati: autorizzazioni in luogo di concessioni edilizie, autorizzazioni straordinarie invece di licenze d'uso, falsificazione della contabilità di cantiere, ricorso a varianti per far apparire legittime attività penalmente rilevanti, ripetuto ricorso alla determinazione in errore di pubblici funzionari per indurli a firmare atti illegittimi.
Provvedimenti illegittimi che secondo il giudice Massimo Poddighe sarebbero stati attuati per soddisfare a ogni costo gli interessi economici di Cellino e le ambizioni politiche di Contini e Lilliu, anche accettando il rischio che la frode fosse scoperta, tanto palese era il fumus di irregolarità che ammantava l'intera operazione.
I giudici del Riesame si concentrano sulla figura del presidente rossoblù e, ripercorrendo l'ordinanza del Giudice delle indagini preliminari, Giampaolo Casula, parlano della sua "propensione a delinquere".
Ne evidenziano il comportamento elencando nelle motivazioni i precedenti penali del presidente del Cagliari e "l'elevato grado di spregiudicatezza che non lascerebbe dubbio sulla decisione di lasciarlo agli arresti domiciliari. Come per Cellino, i giudici centrano l'obiettivo sul "ruolo apicale" svolto sia dal patron che dal primo cittadino Mauro Conti nell'operazione illegale.
I legali del presidente rossoblù hanno già annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Tribunale del Riesame che non ha concesso la scarcerazione.