La promessa per il killer sarebbe stata una cospicua ricompensa: una casa in paese o 250 mila euro in contanti. Così il mandante dell'omicidio di Dina Dore, il marito Francesco Rocca, avrebbe trattato con gli assassini nel commissionargli il delitto.
A rivelarlo sarebbe stato lo stesso Paolo Contu, arrestato con l'accusa di essere l'autore materiale dell'omicidio, nella sua telefonata-confessionale a un amico. Questo è quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato oggi in carcere i due indagati.
Ancora, agli atti vi sarebbe una lettera anonima trovata dalla sorella della vittima sul parabrezza dell'auto di famiglia. Gli autori,ignoti, indicano in Rocca e Contu i responsabili del delitto e precisano che "molte persone sono a conoscenza dei fatti". Nella stessa lettera verrebbero forniti orari precisi: il marito di Dina Dore avrebbe trasportato il presunto killer dentro il cofano della sua auto sino al garage di casa alle 14.30 del 26 marzo. Contu sarebbe stato quindi lasciato all'interno dell'autorimessa: l'intento era quello di prelevare la donna e portarla in un casolare vicino al lago di
Gusana, ma la reazione della vittima ha scombinato i piani e l'aggressione si è trasformata in un efferato delitto.