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Guerra nell’Idv. Salis e Mariani “sospesi dai ruoli di partito” e il gruppo Idv in via Roma rompe i rapporti coi dirigenti. Fatale una lettera di autosospensione. “Non siamo un partito a ore”, ha replicato la Direzione regionale. Così Di Pietro non ha più una rappresentanza in Consiglio.

Da tempo tra Federico Palomba e Adriano Salis i rapporti erano freddi. La svolta dopo l’ultima visita nell’Isola del leader Antonio Di Pietro. Questi ha dichiarato che “non seguire le indicazioni della segreteria regionale di Idv significa mettersi fuori dal partito”. Così i consiglieri regionali Idv Adriano Salis e Giannetto Mariani (e altri firmatari) hanno preso carta e penna per spedire alla direzione regionale una "lettera di autosospensione dal partito". Immediata la reazione del il Direttivo che ha registrato la presa d´atto della lettera da parte dell´Ufficio Nazionale dell´Organizzazione, che, Statuto alla mano, ha proceduto alla cancellazione degli autosospesi dai ruoli di partito. Per lo Statuto  le cosiddette "autosospensioni" sono espressamente equiparate al recesso, “viene confermata la natura di Italia dei Valori quale formazione politica seria che rifiuta la concezione del partito ad ore".

La decisione mette nero su bianco una realtà già, di fatto, concretizzata a causa del progressivo distacco dal partito da parte dei consiglieri regionali (“e del piccolo gruppetto a loro collegato”). Una frattura culminata con il contrasto alla decisione del partito di raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare regionale sul taglio dei costi della politica, a partire dalla soppressione dei fondi ai gruppi regionali, e “finito con l´avallo al voto del Consiglio regionale che nottetempo, il 12 giugno 2012, annullava il responso popolare di soppressione della legge autorizzativa dei lauti compensi regionali votato dal 97% dai sardi col referendum del precedente 7 maggio”.

Dure accuse anche sull’utilizzo “strumentale” del Gruppo consiliare Idv, tenuto in vita con un componente transfuga e malgrado i reiterati inviti al suo scioglimento formulati dal Presidente  nazionale e dal livello regionale del partito, fondati anche sul denunciato aggravio dei costi del consiglio regionale, sia sulla mancata analitica rendicontazione delle spese dei cospicui fondi messi a disposizione del gruppo dal Consiglio regionale, ripetutamente richiesta da tutti i livelli del partito”.