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La sentenza del Tribunale di Cagliari che dà il via libera alla diagnosi pre impianto? “E’ solo il punto di vista di un giudice”. A pensarla così Massimo Gandolfini, vicepresidente nazionale del movimento “Scienza&Vita. Il medico, intervistato dal settimanale cagliaritano “Il Portico” attacca duramente le toghe del capoluogo sardo.

Il riferimento è al 15 novembre scorso quando il Tribunale di Cagliari ha riconosciuto il diritto alla diagnosi preimpianto (su embrioni ottenuti da fecondazione artificiale) di una coppia: lei malata di talassemia e lui portatore sano. I due sono stati autorizzati a eseguire il test all'ospedale Microcitemico, un centro pubblico che non chiederà i 9 mila euro a tentativo chiesti dai privati. Finora questo esame era precluso nella maggior parte delle strutture pubbliche. Il medico evidenzia come ormai la legge 40 sulla fecondazione assistita viene resa inefficace.

La legge 40 non esiste più è stata praticamente smontata da sentenze anche molto fantasiose per cui il dettame della norma è stato totalmente scavalcato”, accusa Gandolfini, “anche e nei suoi principi fondamentali tra cui quello del divieto di diagnosi genetica pre-impianto, com’è accaduto nel caso delle recente sentenza di del Tribunale di Cagliari. Siamo passati”, aggiunge, “dal desiderio della coppia di avere un figlio al diritto alla copia di avere un figlio, diritto che none esiste assolutamente. Figlio che oltretutto deve essere sano o perlomeno rivestire i canoni che la coppia stessa ha deciso: una deriva di questo genere è assolutamente eugenetica”.

Passa poi all’attacco della Magistratura. “Da questo punto di vista è bene ricordare che il ruolo del magistrato è quello di applicare la legge non quello di modificarla”, spiega il medico, “compito affidato al Parlamento e alla nostra Costituzione. Noi però stiamo assistendo a una magistratura creativa, la quale giudica in base a delle opinioni personali e ogni tanto fa dei riferimenti alla Corte Costituzionale. La sentenza di Cagliari ad esempio”, accusa, “è il punto di vista di un giudice di Cagliari che non ha nulla a che fare con il punto di vista della legge votata dal Parlamento e, addirittura, sancita da un referendum popolare. Mi sembra”, conclude, “che sia uno schiaffo al popolo italiano e alla volontà democratica”.