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Ci sono due problemi che la filosofia non risolverà mai.

Primo: perché soffro? Secondo: perché nasco con appeso al collo il cartello “condannato a morte”?

La società occidentale li ha spostati entrambi, li ha nascosti a lungo dietro l’idea di “benessere” e di “felicità”. Oggi che la crisi morde il problema ritorna. La prima risposta è la fede. “Vero, ma la fede non è sufficiente a cambiare lo status quo.

E’ invece necessario documentarsi e studiare per capire l’origine di ciò che è accaduto e trovare una possibile soluzione, perché la crisi non è una fatalità, l’uomo l’ha generata e lui stesso deve sconfiggerla”.

Francesco Gesualdi, noto Francuccio, in gioventù fu allievo di don Milani alla scuola di Barbiana. Oggi utilizza tutto il suo tempo per coordinare e svolgere le attività del Centro nuovo Modello di sviluppo di Vecchiano (Pi), un centro di documentazione che si occupa di squilibri sociali e ambientali a livello internazionale, con l’obiettivo di indicare le iniziative concrete che ciascuno di noi può assumere, a partire dalla propria quotidianità, per opporsi ai meccanismi che generano ingiustizia e malsviluppo. “Occorre agire – dice fermamente Gesualdi – per aiutare chi si trova in difficoltà. Un atteggiamento passivo non è costruttivo. La lettura del Vangelo e la preghiera sono comunque importanti e fonte di sostegno, per continuare sempre a sperare”.

Francuccio torna spesso, con le parole e con pensiero, alla scuola di Barbiana, il piccolo borgo sui monti della diocesi di Firenze. L’istituto, avviato negli anni cinquanta, sconcertò e stimolò il dibattito pedagogico degli anni sessanta. Infatti, il programma era condiviso con gli allievi e le idee proposte erano spesso rivoluzionarie. Le risposte alle critiche furono date con “Lettera ad una professoressa”, libro scritto dagli alunni insieme a Don Milani, che costituisce un atto d’accusa nei confronti della scuola tradizionale.

“Da quando avevo otto anni – racconta Gesualdi – e fino a quando sono diventato maggiorenne, ho avuto l’onore di conoscere don Milani e il ricordo di quel decennio è fresco nella mia memoria. Il suo era un ottimo modo di fare scuola, con la partecipazione dei suoi giovani alunni e incentrato sul rapporto costante che il professore ha con loro”.

Il Centro oggi non è una vera e propria comunità. “La nostra – tiene a precisare Gesualdi – è una realtà fondata sulla convivenza di alcune famiglie che accoglie le persone in difficoltà e fa anche attività di ricerca sulle cause dell’attuale disagio”. I loro studi affrontano temi come i diritti umani, il potere delle multinazionali, la crisi dell’occupazione, il problema energetico, l’inquinamento e la distruzione dell’ecosistema.

L’obiettivo principale è il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e dei lavoratori. La fatica è tanta perché l’attuale crisi crea ostacoli enormi. Per superarli, il motto di Francuccio Gesualdi è semplice ma efficace: mai rassegnarsi ma guardare avanti. La lezione di Don Milani è più viva che mai.