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Albergo, centro commerciale o campus universitario. O forse nulla di tutto questo. Il carcere di Buoncammino potrebbe restare in mano al Ministero di Grazia e Giustizia che. Sarebbe un peccato. E una grande occasione di sviluppo mancata per la città.

La prigione ottocentesca voluta dai piemontesi è capace di ospitare 345 posti letto, ma accoglie oggi più di 530 detenuti. Problema non da poco, e più volte denunciato a gran voce, che crea disagi a carcerati e al personale. E la nuova struttura di Uta (che dovrebbe entrare in esercizio nel 2014) è dotata di 550 posti letto: sufficiente dunque per la popolazione carceraria cagliaritana.

La speranza dunque era che Buoncammino, non più utile a Roma, arrivasse in mani sarde. In caso di dismissione andrebbe, norme alla mano, alla Regione e forse (ma questo non è affatto sicuro) al Comune. Ma in tempi di spending review, stando a quando si leggeva qualche settimana fa su L’Unione Sarda, il ministero di via Arenula sta pensando di rinunciare alle locazioni passive della direzione di via Tuveri e quelli dell’esecuzione penale di via Peretti e quindi di tenerselo, spegnendo le ambizioni di tanti.

Peccato. Peccato perché il carcere di Buoncammino si trova in una delle zone più suggestive della città. Vista mozzafiato sul porto, la laguna di Santa Gilla e fino ai monti di Capoterra. E in un contesto culturale e ambientale di pregio. Baricentrico rispetto ai tre poli universitari (facoltà Umanistiche di Sa Duchessa, Ingegneria in piazza d’Armi e polo giuridico-economico di viale Sant’Ignazio), il penitenziario si trova a metà strada tra i Giardini pubblici e l’Anfiteatro romano e potrebbe arricchire il grande sistema turistico culturale che l’amministrazione ha in mente e per realizzare il quale l’amministrazione comunale ha programmato un piano di investimenti innovativo.

Idee tante. Su tutte quella del campus universitario o dell’albergo di lusso. Ma al momento, l’unica proposta ufficiale è quella che il Comune (all’epoca della Giunta Floris) ha messo nero su bianco nella fase preliminare del piano particolareggiato del centro storico. Un’idea progettuale che prevede per il carcere un futuro da struttura commerciale e culturale. L’idea più avveniristica è quella di creare dei collegamenti verticali interni (un sistema di ascensori) tra il penitenziario e la sottostante area militare in dismissione di viale San Vincenzo. Attigua alla galleria comunale dei Giardini pubblici.