Imprenditore, ex giornalista ed ex direttore dell'Unione Sarda, Antonangelo Liori affida i suoi pensieri da recluso a Cagliaripad tramite il cappellano di Buoncammino, Padre Massimiliano Sira. Ecco la sua lettera.
“Ciò che maggiormente ti fa capire d’essere in carcere non sono le sbarre o i blindi. È il rumore delle chiavi delle celle che gli agenti tengono appese al cinturone. I blindi sono chiusi, e tu non vedi. Ma senti il tintinnio delle chiavi che pare il trascinarsi di catene. E questo suono se da un lato ti ricorda che sei chiuso a chiave, dall’altro ti dà il senso medievale della pena.
I carcerieri non sanno niente di te. E tu ignori tutto di loro. Ma i carcerieri non sono gli agenti di custodia, che sono mediamente gentili. È l’opinione pubblica il carceriere. Che sniffa cocaina e fuma hascish ma invoca la forca quando arrestano i fornitori, salvo poi disperarsi per cercarne un altro. I carcerieri sono quegli artigiani e commercianti che evadono il fisco ma plaudono quando vengono arrestati gli evasori.
Tu senti tintinnare le catene all’esterno di una cella umida, quattro metri per quattro, in condominio con altre cinque persone, che sognano libertà e ricchezze mentre cucinano un piatto di spaghetti in due metri quadri di cesso con uso cucina”.
I FATTI
Dal 27 marzo in custodia cautelare nella casa circondariale di Cagliari, Liori è accusato, insieme a suo fratello Sebastiano e al commercialista Claudio Marcello Massa, di bancarotta fraudolenta, giro di fatture inesistenti e aggiotaggio nell’ambito dell’inchiesta sul crac della società Vol2 che gestiva l’omonimo call center cagliaritano.
Per il crac sono indagate in tutto otto persone, ma la custodia in carcere è stata disposta solo per i Liori e Massa.
La società Omega, di cui Massa era amministratore, è stata protagonista con la Emme & Partners (che aveva rilevato Vol2) di numerose operazioni illecite nel settore dell' IT –information technology- e dei contact center a livello nazionale – casi Agile-Eutelia, Phonemedia e Raf e Best Contact Lazio – ed è finita nel mirino della procura sarda in collegamento con altre procure italiane.
L'inchiesta cagliaritana stima un buco di 20 milioni di euro, risultato anche di una serie di passaggi di società e di scatole cinesi studiati ad hoc per il rilevamento di Vol2. A inchiodare i titolari della società ci sarebbero dei documenti sequestrati dalla Guardia di finanza nel corso di un controllo fiscale.
DAL CARCERE
“Le parole di Liori denunciano uno dei drammi più gravi di cui sono vittima molti reclusi: l’ipocrisia di quella parte della società che condanna e che scaglia la prima pietra senza curarsi prima di non essere a sua volta colpevole di qualche reato. E’ giusto essere puniti per le proprie colpe. Quello che é fuori da ogni umana comprensione invece, oltre che umiliante, é l’esistenza di un colpevole libero che acclama la pena e gode della condanna del suo simile”.
Così Padre Sira sulle righe di Liori. Lui che conosce bene i disagi e la disperazione dei suoi reclusi ne conosce perfettamente anche le debolezze ed è convinto che nonostante tutto sia necessario lasciare aperto il canale comunicativo tra il dentro e il fuori.