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Si leva qualche sassolino dalla scarpa Mauro Caria. Secondo l’ingegnere trasportista e project manager di Nuove Iniziative Coimpresa (la ditta che, sulla base del vecchio accordo di programma, mira a realizzare tra Tuvumannu e Tuvixeddu, residenze, servizi e il parco archeologico).

Complice dello stop al progetto sarebbe stato “il messaggio ingannevole, ormai radicato in città, secondo il quale Coimpresa costruisce sopra le tombe, diffuso strumentalmente. Dopo i No Tav ecco i No Tuv”.

Il tecnico, presente alla visita dell’Urban center e dei giornalisti a Tuvixeddu, ha espresso apprezzamento per la revisione del ppr avviata dalla Regione, ma ha anche sottolineato che “da Soru a Cappellacci non è cambiato nulla”.

“La sentenza ha effetti tombali sull’accordo di programma”, ha ammesso Caria, “perché, in attesa che il ppr venga recepito nel puc, inibisce ogni trasformazione. Il dubbio ora è che cosa vuole fare l’amministrazione di queste aree pregiate e anche di questo progetto che ha, a suo tempo, proposto una visione integrata dell’area. E’ chiaro che per noi è necessario qualcosa di simile, almeno nella capacità di interpretare le problematiche del territorio. Se il progetto non è quello di Coimpresa”, conclude, “confidiamo in un altro che abbia un approccio analogo sul territorio. Diversamente, cercando di studiare il fenomeno per punti singolari non si verrà a capo del problema”.

Caria ha poi ricordato i punti di forza del progetto “studiato per 20 anni”: la riqualificazione generale dell’area, la dotazione di servizi della zona popolare di via Castelli, la strada che allontanerebbe il traffico in direzione est-ovest dalla parte vecchia della città e le strutture universitarie.

E ha anche aperto alla perfettibilità delle criticità nel mirino di parte dell’opinione pubblica (come i laghetti e le fioriere, progettate per il parco archeologico, accusati di poco rispetto nei confronti lo spirito della necropoli e i volumi su via Is Maglias per i quali l’accusa è di “privatizzare” il paesaggio attorno al colle).