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Da oggi 5 sculture arricchiscono i Giardini pubblici. Sono i “Dormienti” del noto scultore contemporaneo campano Domenico Paladino. Le opere, acquistate lo scorso anno al prezzo complessivo di 40 mila euro, sono state posizionate, a pelo d’acqua, all’interno delle due vasche davanti all’ingresso della Galleria comunale.

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Si tratta di un’acquisizione che va ad arricchire la collezione permanente di arte contemporanea della Galleria con un maestro della Transavanguardia italiana. La recente acquisizione corona il progetto di trasformare i Giardini Pubblici in un luogo di incontro collettivo e sociale, uno spazio di energia, di dialogo diretto tra presente, passato e futuro e diventa l’importante trait d’union tra la memoria dei luoghi e le nuove prospettive offerte dall’Arte Contemporanea.

 

«L’idea era quella di portare nei Giardini l’anima del Museo, di far uscire la specificità della Galleria anche all’esterno, e nel contempo aggiornare la nostra collezione d’Arte Contemporanea», afferma Anna Maria Montaldo. «La scelta di Paladino è arrivata dopo un percorso di ricerca tra una decina di artisti. Il maestro campano ha mostrato subito un grande interesse per il progetto. Ha chiesto le mappe dei Giardini e le fotografie della Galleria, le ha studiate e alla fine abbiamo pensato ai Dormienti, un’opera cucita addosso a Cagliari. Il tema dell’acqua e il suo fluire suggeriscono il legame continuo tra il Museo, le sue collezioni e la città. Un’operazione che come la recente installazione, realizzata davanti alla Basilica in Piazza Santa Croce a Firenze, conferma la vocazione dell’artista a dialogare con i contesti urbani e paesaggistici più diversificati».

 

Secondo Maria Luisa Frongia, docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Università di Cagliari, “nello spazio di fronte alla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari si è immaginato un percorso in cui il visitatore scorge i Dormienti di Mimmo Paladino, le cinque sculture in terracotta che rappresentano figure umane in posizione fetale, mentre galleggiano nell’acqua delle due vasche poste all’esterno. Una, solitaria, nella vasca a sinistra dell’ingresso, sembra potere aprire un dialogo silenzioso con le altre quattro che affiorano in quella di destra: fino ad amplificarsi in uno scambio continuo tra natura e arte contemporanea.

 

Sono collocate come presenze addormentate che abitano il giardino e conferiscono all’ambiente un’atmosfera sospesa, quasi fuori del tempo, dove l’acqua costituisce una sorta di involucro protettivo, riecheggiante il liquido amniotico, legato alla nascita di ogni essere umano. Il potere di riflettenza dello specchio d’acqua amplifica l’immagine simbolica di queste figure, immagine unitaria e multiforme al tempo stesso.

 

"Opere, dunque”, prosegue, “pensate e ideate per la nostra Sardegna. In un percorso tra scultura e installazione, i Dormienti evocano suggestioni di civiltà antiche e sembrano riallacciarsi a quelle della nostra terra, siano esse fenicie, nuragiche, etrusche, romane o paleocristiane, trasportandoci nel flusso della storia umana. In tal modo Paladino traspone nelle opere la sua e la nostra cultura visiva che nasce “da un’idea di stratificazione … E’ il paesaggio fisico e mentale del sud d’Italia … pieno di frammenti più che di opere definitive.”, per usare le parole dello stesso artista.

 

E Paladino, nel gruppo di cinque sculture che ora arricchiscono il patrimonio artistico della nostra città, sembra aver voluto dare un’impronta evocativa di materiali e di oggetti del patrimonio archeologico locale. Dalla terracotta, agli ossidi, dal ferro allo smalto fino ad alcuni manufatti, alcuni in frammenti come emergono dagli scavi: ciotole, mattoni, coppi, tegole. Cinque sculture declinate con personalissime varianti di materiali e di colori che ne decretano la loro unicità e danno allo spettatore la possibilità di trovare riferimenti, anche simbolici, facenti parte della propria cultura e del proprio vissuto. Figure essenziali, arricchite dalla presenza di dettagli e particolari, questi corpi apparentemente senza anima, diventano presenze vive nel momento in cui indicano un cammino di riflessione entro il quale ogni individuo può ritrovare il proprio personale itinerario”.

 

Domenico Paladino, noto Mimmo, nasce a Paduli, in provincia di Benevento il 18 dicembre 1948. Dopo aver compiuto gli studi e la formazione artistica tra Napoli e Benevento, nel 1977 si trasferisce a Milano dove vive e lavora, dividendosi equamente con la sua terra di origine. Paladino ha intrapreso molteplici percorsi artistici, sperimentando le diverse tecniche tradizionali: dal disegno alla pittura, alla scultura, al mosaico, all’incisione, dalla fotografia all’immagine filmica che gli permettono di rappresentare il proprio “mondo interiore”, primordiale e magico, attraverso una figurazione ricca di elementi simbolici. Ma è la Transavanguardia che lo ha reso un protagonista della scena artistica contemporanea quando, nell’ambito della Biennale di Venezia del 1980, il critico d’arte Achille Bonito Oliva propone e teorizza questo movimento artistico italiano: assieme a Paladino, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria. La sua fama personale si afferma ben presto in campo internazionale, fama sancita da critica e pubblico e dalle numerose esposizioni, rendendolo uno dei maestri dell’arte contemporanea fra i più importanti e quotati.

 

E della sua trentennale carriera, possono essere citati due importanti recenti avvenimenti: il progetto del grande intervento a Firenze di un’installazione site specific nella piazza antistante la Chiesa di Santa Croce, progetto presentato il 3 novembre di quest’anno e, nel 2011, la Mostra che Milano, sua città di adozione, gli ha voluto offrire come omaggio a Palazzo Reale.