Una manifestazione davanti alla Procura. Per celebrare l’esposto inviato contro l’avvelenamento delle discariche sulcitane. Tutto descritto minuziosamente nella relazione mandata all’attenzione dei giudici cagliaritani da l’Associazione Casa Sardegna, Federazione dei Verdi, associazione Rossomori, al Partito Rossomori e alla Confederazione Sindacale Sarda.
La storia parte dal 10 ottobre 2012, quando l’associazione Casa Sardegna inviava una diffida al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Governatore della Regione Autonoma della Sardegna, ricordando il principio comunitario "chi inquina paga". Nell’occasione è stato posto l’accento sui comportamenti delle società (anche di Stato) che si sono succedute nell’attività estrattiva e industriale in Sardegna. Società che hanno direttamente e indirettamente provocato gravi danni all'ambiente, provocando, conseguentemente danni alla salubrità della specie umana e delle specie animali.
Nella diffida veniva specificato che le aree risultano inquinate a causa della presenza dello zinco, del piombo, dell'arsenico e del cadmio, per citare solo alcune delle sostanze tossico nocive presenti appunto nel territorio dell’Iglesiente. Sono milioni i metri cubi di bacini sterili e discariche nel Comune di Iglesias, nell’Iglesiente e nel resto dell’Isola ed in merito si rinviava alla lettura di numerose tabelle, come dimostravano i dati dello studio E.S.A.-O.E. di Biggeri (2006), lo Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento (2011) che pone in rilievo in nesso di causalità tra patologie e presenza di inquinati caratterizzanti il Sin. L’Associazione, con la diffida, ha inteso precisare che sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri debbano gravare gli oneri di risarcimento dei danni ambientali causati dalle Società Pubbliche responsabili dell’inquinamento dell’ambiente e del territorio. E, al contempo, hanno sollecitato il Governatore della Regione Sardegna perché chiami in giudizio, per il risarcimento del danno ambientale, le società pubbliche e private responsabili, imponendo all’Igea l'esecuzione di tutti i lavori, radicali e definitivi, per la messa in sicurezza e per il ripristino ambientale dei siti minerari dismessi.
La diffida si concludeva specificando, testualmente, che “Trascorsi trenta giorni dal ricevimento della presente, in carenza di significative azioni da parte delle istituzioni sopra citate, si provvederà a ricorrere, in ogni sede competente, per vedere riconosciuti i risarcimenti per i danni ambientali argomentati e perché vengano identificati gli eventuali reati derivanti dall'omissione di atti dovuti.” Così le associazioni hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica chiedendo al Procuratore di accertare eventuali responsabilità penali, conferendo il mandato agli Avvocati Roberto Frongia e Anna Maria Busia. Le Associazioni hanno chiesto documenti e informazioni sulla discarica di Genna Luas e richiamato, ancora, l’attenzione sulla situazione ambientale lasciata dall’Alcoa nel Comune di Portoscuso, dalla Rockwool S.p.a. nel Comune di Iglesias e dalla Sardinia Gold Mining S.p.a. nel Comune di Furtei. “L’esposto”, ha spiegato Roberto Copparoni, commissario regionale dei Verdi, “rappresenta un secondo passo verso l’approfondimento e la ricerca della verità sulla situazione ambientale in cui versano le aree minerarie dismesse e industriali del Sulcis Iglesiente e dell’intera Isola".