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Mentre Pigliaru dorme, in Sardegna esplode l’emergenza immigrazione: tra sbarchi diretti e nuovi trasferimenti.
 
Minniti e Pigliaru a metà giugno si incontravano al Viminale per un nuovo Patto, stavolta su questione migratoria e CPR (ribadisco che il M5S è contro il sistema dei CPR ovunque essi siano dislocati in quanto non costituiscono una soluzione) e noi sardi sappiamo che quando viene fuori questa parola la rima è sempre con pacco.
 
Alla corte di Minniti, il nostro indomito Governatore aveva strappato l'impegno che la quota assegnata alla Sardegna rimanesse fissata al 2,96 per cento degli sbarchi sulle coste nazionali, ma non possiamo che constatare che nel 2016 la quota di immigrati però sia stata sforata arrivando al 3,3 per cento senza nessuna reazione di rilievo della sua Giunta.
Un ulteriore impegno è stato quello di bloccare l'afflusso Algeria-Sardegna di clandestini attraverso l'attivazione di un canale diplomatico, che probabilmente vedrà la luce tra qualche anno, vista la celerità ed efficacia manifestata dal governo Gentiloni.
Oltre la stretta di mano e foto con sorrisone, che ormai sono il leitmotiv degli ultimi anni, quali sono i fatti?
 
Per quanto riguarda gli sbarchi diretti nelle coste del Sud Sardegna, continuano indisturbati da diverso tempo e sono da considerarsi anche sotto l’aspetto della sicurezza e dell'ordine pubblico.
Siamo poi al quinto sbarco dall'inizio dell'anno, sono arrivati a Cagliari con la nave militare Victoria, battente bandiera spagnola, 903 persone soccorse al largo della Libia (708 uomini, 126 donne e 69 bambini) in prevalenza nigeriani. Quale è la posizione del nostro Governatore? La Sardegna è destinata a essere trasformata in un Hotspot con il suo beneplacito?
 
C'è da riconoscere che l'ologramma Pigliaru è speculare a quello del Conte Gentiloni: insieme promuovono la strategia del nulla cosmico. Appare chiaro che, se a livello nazionale non si ha un interesse attivo alla soluzione del problema, si garantiscono gli interessi intrecciati dell'industria dell'accoglienza, di alcune ONG, del sistema Cara (bacino di voti e clientele fatto sulle spalle delle miserie del mondo come dimostrano le inchieste), mentre a livello regionale si accetta supinamente ogni decisione.
 
In Sardegna questi ultimi arrivi, nonostante il ridimensionamento del fenomeno da parte delle autorità locali comprese quelle prefettizie, gravano ancora più su un sistema già collassato. La nostra Isola, già duramente messa alla prova da una fortissima crisi economica, si trova a dover affrontare un' ulteriore emergenza, senza potere mettere in campo politiche dell'accoglienza e dell'integrazione adeguate, perché inutile raccontarsela le risorse a disposizione sono così esigue da non garantire un paracadute sociale per gli stessi sardi. Integrazione e accoglienza, sic rebus stantibus, sono un'aspirazione utopistica e ideologica che scarica il peso di queste nuove povertà sulle fasce più deboli delle nostre comunità e sulle casse già disastrate degli enti locali.
 
Andrea Vallascas