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Il tessuto produttivo artigiano del Sulcis, a fine 2016, rappresentato da 2.128 imprese che occupavano 3.801 persone, "arretra anno dopo anno travolto dai tassi d'interesse più cari d'Italia (9,44%) e da una fiscalità che arriva al 64,8%". Lo rileva il dossier realizzato dall'Osservatorio sulle Mpmi di Confartigianato sud Sardegna su dati Unioncamere e Istat 2016.

Secondo l'associazione il comparto è anche stretto "dalla burocrazia che non allenta la morsa nonostante le nuove leggi regionali, da inconcepibili sprechi, da riforme vessatorie, inutili o mai attuate, e da un sistema socio economico devastato dalla disoccupazione che ha sfondato il 20%, e da un reddito pro-capite pari a 9.626 euro per abitante, inferiore di 832 euro rispetto alla media regionale". Confartigianato ricorda che nel territorio il sistema imprenditoriale era costituito, nel 2016, per il 96,5% da imprese con meno di 10 addetti che occupavano il 60,2% dei lavoratori locali. Delle 9.534 imprese registrate alle Camere di Commercio, il 7,3% era costituito da attività manifatturiere (692), il 13% da costruzioni (1.237) e il 50,5% da servizi (4.817) mentre nell'artigianato il 22,5% opera nel manifatturiero (479), il 36,6% nelle costruzioni (778) e il 40,4% nei servizi (858).

Tra i comuni a più alto tasso di imprenditorialità, Carbonia con 476 imprese artigiane e Iglesias con 426. "E' passato un altro anno e, anziché dell'auspicata ripresa, nel Sulcis, mancano all'appello altre 28 imprese artigiane – afferma Luca Murgianu, presidente di Confartigianato sud Sardegna – per trovare una platea di imprese così esigua nel territorio bisogna tornare con le lancette agli anni '90. Questi dati sono la palese dimostrazione di ciò che diciamo da anni, le imprese sarde non sono tutte uguali, soprattutto quelle artigiane di questa zona sono molto fragili e, in più, operano in un contesto economico ancora più problematico".