“Suonano stonate e fuori tempo massimo le finte dichiarazioni anti-governative con cui il presidente Pigliaru ha reagito alla notizia della scontata impugnazione della legge finanziaria regionale per il 2017: se oggi, con più di metà legislatura alle spalle, il Governo può permettersi di contestare ogni decisione presa dai rappresentanti del popolo sardo, la colpa è proprio della Giunta regionale che, per tre anni e passa, ha spinto in ogni modo affinché si instaurasse questo stato di cose” – Dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.
“Per tutta la prima metà della legislatura, abbiamo assistito ad un esecutivo che si è piegato in ogni modo ai voleri dei governi ‘amici’ del centrosinistra, arrivando persino a rinunciare alle quote erariali che spettano alla Sardegna ai sensi dell’art. 8 dello Statuto, vanificando così la vertenza sulle entrate che l’intera Isola, indipendentemente dal colore politico, ha portato avanti per dieci anni – sottolinea Dedoni – oggi, Pigliaru si lamenta per gli accantonamenti che ci negano i trasferimenti che lo Stato ci deve, ma finge di dimenticarsi che quegli accantonamenti sono figli del disastroso accordo Paci-Padoan con cui, tre anni fa, si è deciso di buttare a mare la battaglia comune sulle entrate”.
“Il Pigliaru finto condottiero autonomista di questi giorni incarna una nuova strategia politica, un cambio di maschera dettato dalle contingenze che la maggioranza si trova ad affrontare al suo interno, che serve solo a cercare di prolungare ancora per qualche mese il galleggiamento della sua Giunta – conclude il capogruppo – se il Presidente si è davvero scoperto improvvisamente autonomista, abbia il coraggio di stracciare l’accordo del 2014 e di ripresentare i ricorsi alla Corte Costituzionale con cui il precedente esecutivo aveva cercato di obbligare lo Stato a versare nelle casse della Regione quanto dovuto. Quello che abbiamo avuto finora, infatti, sono soltanto parole, buone per illudere qualche pezzo della sua coalizione ma che non portano nulla nelle tasche dei sardi”.