Ci sono due tipi di medicine che possono fronteggiare un dolore: quelle curative e quelle palliative.
Le prime affrontano il problema alla radice con l’obiettivo di eradicare il male, le seconde non lo risolvono ma ti accompagnano nel lento passaggio dal dolore all’estrema unzione.
Un paziente, se consapevole, può scegliere quello che più preferisce: estirpare il male o lenire il dolore.
Il medico, suo primo consigliere, deve avere l’onestà intellettuale e deontologica di dire la verità.
Spacciare una cura palliativa per curativa con il solo scopo di prendere tempo e ritardare l’assunzione di responsabilità per non dichiarare la propria incapacità ad affrontare la malattia non solo è grave ma è da irresponsabili.
Da 5 anni almeno, da quando l’Alcoa ha dichiarato di chiudere lo stabilimento di Portovesme, assistiamo, molto spesso con il silenzio complice di molti, a governi che sia ammantano di capacità taumaturgiche e che in realtà svolgono la sotterranea funzione dei necrofori.
In cinque anni mi sono sgolato per metter in luce le sistematiche balle dei vari ministri sulla vertenza Alcoa, ma ogni volta ho percepito che la politica palliativa, quella del prender tempo, attendere, alleviare il dolore, una volta con un memorandum, una volta con Invitalia, fosse gradita ai più.
E mi sono astenuto da ulteriori valutazioni propositive e curative, che restano tutte scritte, anche in una proposta di legge che ho depositato alla Camera ben tre anni fa.
Sulla Sider Alloys, la società che vorrebbe rilevare la fabbrica di alluminio primario di Portovesme, non aggiungo altro.
Ho già detto e scritto tutto il primo giorno che è comparsa sulla scena. Spero di essermi sbagliato!
Vorrei essere smentito: auspico che questi signori venuti dall’aldilà rimettano in marcia gli impianti come pomposamente annunciano, pur dichiarando apertamente che non hanno soldi e non hanno mai prodotto alluminio, né primario, ma nemmeno secondario!
Oso ritornare sull’argomento semplicemente perché nei giorni scorsi quotidiani e non solo hanno divulgato a caratteri a volte cubitali a volte trionfalistici la notizia secondo la quale l’unione europea avrebbe approvato nuove misure di sostegno a favore delle industrie energivore, le fabbriche ad altissimo consumo energetico.
Cerco di spiegare ora e qui i fatti.
La commissione europea non ha approvato nessuna misura a favore delle industrie energivore, ha semmai accolto la proposta italiana di ridimensionare gli incentivi a favore delle industrie ad alto consumo energetico.
L’Italia tre anni fa si sarebbe dovuta adeguare alle direttive comunitarie in materia di energia ed aiuti di stato, in realtà il governo non fece niente: se ne fregò altamente.
Ad aprile 2014 arrivò il richiamo europeo, costringendo l’Italia ad adeguarsi all’art.39 delle disposizioni in materia.
Procedura conclusa in questi giorni. Dunque, non ci saranno nuove agevolazioni ma semmai quelle esistenti saranno ricondotte alle regole comunitarie. Misure sicuramente inferiori a quelle pregresse. L’accordo tra Italia e Commissione Europea ha sancito un’intesa a sanatoria sul periodo transitorio pregresso. E sarebbe bastato leggere le ultime righe dei comunicati ufficiali per scorgere una frase significativa: l'Italia ha anche presentato un piano di adeguamento per sopprimere gradualmente le riduzioni destinate alle imprese non ammissibili.
E’ fin troppo chiaro: o qualcuno pensava che l’Europa avesse concesso denari e vantaggi maggiori all’Italia?
Detto questo per quale motivo c’è qualcuno che attribuisce a questa decisione europea un potenziale curativo della vicenda Alcoa?
Posto che il provvedimento riguarda solo ed esclusivamente gli oneri di sistema è evidente che non incide minimamente sul costo strutturale energetico dell’Italia.
Cosa sono e quali sono gli oneri di sistema che gravano su quei costi complessivi? per esempio la cosiddetta voce A3 della bolletta, ovvero quella componente tariffaria che i cittadini sono costretti a pagare per finanziare il vergognoso esborso di 14 miliardi di incentivi a favore delle pseudo energie rinnovabili.
Ecco, si potrà incidere, e marginalmente su quei costi ma nient’altro.
Per meglio comprendere quanta mistificazione aleggi su questa vicenda basterebbe prendere, e soprattutto leggere, il piano energetico nazionale presentato dal Governo a camere riunite lo scorso 1° marzo 2017.
A pag. 18 del documento, lo capisce anche un profano, sono comparati i costi energetico per le industrie energivore italiane e tedesche.
In Italia il costo dell’energia per le industrie energivore, contabilizzando il regime agevolato, oscilla tra gli 85/90 euro a MWh. In Germania tra 40 e 45 euro.
Ovvero la metà del costo italiano.
E questo tenendo conto di un aspetto fondamentale: la Germania risulta già adeguata al regime europeo mentre l’Italia non ancora, con evidente tendenza al rialzo di quei costi.
Sanno anche i bambini che il regime di interrompibilità per le isole maggiori cessa a dicembre 2017 e che quindi niente di ulteriore potrà essere sottratto a quei costi di 85/90 euro.
Per curare bisogna avere credibilità e chi non legge questi dati, chi li nasconde o peggio li ignora persegue una strada inversa.
Per mia esperienza personale so che i ministri hanno solo un obiettivo quando sono incapaci di affrontare i problemi: lanciare la palla fuori campo, il più lontano possibile.
L’attuale ministro non sfugge a questa regola: e, infatti, per esaminare il piano di questa fantomatica società svizzera, che non ha mai prodotto niente, ha spostato la palla a luglio, ben sapendo che ad agosto e settembre si va al mare e poi si vota.
Chi ci vuole credere ci creda!
Un qualsiasi mediocre commercialista di provincia avrebbe già chiuso la partita da tempo.
Con due presupposti: in quella sottospecie di piano si chiede l’energia a 19/30 euro a MWh,si sostiene che per il riavvio servano 120 milioni di euro ma la Sider Alloys si dice disposta a metterne il 20/25%. Il resto dovrebbe metterlo lo Stato o Alcoa!
Posto che l’energia agevolata per le industrie energivore è dichiaratamente ferma ad 85/90 euro a MWh, e non si intravvedono altri strumenti in grado di abbatterla ai livelli richiesti, cosa propone il governo per accogliere una richiesta la cui accettazione che era stata negata ad Alcoa prima e a Glencore dopo?
Certo, c’è sempre il contratto bilaterale con Enel o soggetto primario.
Lo sostengo da 5 anni! In solitudine. Ma quel contratto bilaterale nessuno lo ha mai messo nero su bianco, per non disturbare l’Enel.
Questa è la realtà!
Siamo alla resa dei conti.
Non si è voluta perseguire l’unica strada possibile: dichiarare strategico lo stabilimento, commissariarlo, riavviarlo con società pubblica o privata, definire in termini commissariali la partita elettrica con un contratto bilaterale, ricollocarlo da riavviato sul mercato con garanzie certe sul piano energetico.
Non è stato fatto per la cialtroneria dello Stato, della Regione e delle forze politiche che hanno sostenuto la politica palliativa, quella della presa in giro, per non usare forme lessicali più esplicite e meno signorili.
Dunque, aspettiamo Luglio, tanto poi arriva agosto, poi ci sarà la campagna elettorale, le promesse si dilapideranno, tanto sono gratis, e poi saremo al 6° anno.
In realtà, un po', è anche colpa di chi ha creduto che il dolore si potesse alleviare con le prese in giro, senza rivendicare e chiedere risposte serie e concrete per curare realmente il malato.
Non so quanto questi interlocutori, governo e regione, possano diventare medici curativi, ma un dato è certo hanno fallito anche come palliativi.
Basta saperlo, per non continuare a farsi imbrogliare da questa gente.
Le energie per reagire non sono molte, dilapidarle in aspirine sarebbe da stolti!
A buon intenditor poche parole!