Quando Berlusconi accusava i magistrati di essere in preda a un protagonismo da starlette e si scagliava contro la giustizia a orologeria, la sinistra organizzava i girotondi, intellettuali morettiani e politici erano in prima linea nella battaglia per la difesa dell’autonomia dei magistrati dal potere politico, urlando all'attentato alla Costituzione a ogni tentativo maldestro di mettere mano all'argomento giustizia.
Poi i tempi sono cambiati e quando le inchieste e i carabinieri hanno iniziato a bussare in casa PD, improvvisamente il berlusconismo ipergarantista si è impossessato del partito di Renzi, segretario compreso, che non ha risparmiato le frecciate avvelenate contro i giudici, probabile conseguenza delle vicissitudini familiari di suo padre e di tanti personaggi a lui legati.
Nelle scorse settimane, giornali e televisioni hanno portato in primo piano le dichiarazioni del Procuratore Capo di Catania Zuccaro, ormai note a tutti, in cui affermava che alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti, di essere a conoscenza di contatti intercorsi tra di loro e di un traffico che oggi frutta quanto la droga. Nel giro di qualche giorno dalle dichiarazioni si è innescato un processo accusatorio che ha pochi precedenti. La maggioranza anziché procedere sulla via della chiarezza e fornire al magistrato tutto il supporto e gli strumenti per fare luce su quanto sta accadendo nel mare nostrum, ha iniziato un processo alla guardia anziché al ladro.
Il magistrato è stato dipinto dall'area governativa e dal suo prolungamento mediatico, come una sorta di mitomane: uno che parla di questioni di grande rilevanza, come la collusione tra alcune ONG e gli scafisti, con la stessa autorità morale di un tifoso al Bar che discute di una partita di calcio tra amici.
Però, quelle affermazioni, circostanziate da un’analisi oggettiva dei fatti e da dubbi già espressi da un rapporto interno di Frontex e trapelati già mesi fa nel Financial Times, era il 15 dicembre 2016, hanno aperto uno squarcio sulle ambiguità e la doppiezza di alcune ONG. Al “fantasioso” Zuccaro si aggiungono anche le recenti dichiarazioni del PM di Trapani e la sua inchiesta. Pare che la ricerca della verità non sia più di moda. Questo non fa che rafforzare i dubbi che l'inchiesta su questa spirale speculativa possa avere dei risvolti inaspettati e segnare uno spartiacque tra chi opera in buonafede e chi ha fatto di questa epocale tragedia una miniera d’oro. Chi ha paura della verità?