E' un voto blindato quello di domenica in Francia per il primo turno delle presidenziali, a tre giorni dall'attacco sugli Champs-Elysées a una pattuglia della polizia. Lo conferma una circolare segreta dei servizi francesi, pubblicata in esclusiva dal quotidiano Le Parisien. Nella nota "confidenziale", al primo posto fra i rischi previsti c'è "la minaccia jihadista, costante e sostanziale". Per questo, nei seggi, considerati i luoghi più vulnerabili domani, si definisce "indispensabile la presenza della polizia all'apertura", con un contatto permanente anche "nelle prefetture e nei luoghi di spoglio". Per avere uomini a sufficienza sono stati predisposte "restrizioni nei permessi" di polizia, gendarmi e militari. Altro rischio previsto, "violenze urbane per raduni più o meno importanti dopo l'annuncio dei risultati", in particolare se dovesse risultare qualificata al ballottaggio la coppia Le Pen-Melenchon. Infine, incombe la minaccia informatica, in vista della quale è stato "rafforzato" lo scudo anti-hacker del ministero dell'Interno.
Panico tra la folla sabato pomeriggio alla Gare du Nord di Parigi quando un uomo ha tirato fuori un coltello e si è avvicinato minacciosamente ad una pattuglia di gendarmi, che lo hanno fermato. L'episodio è avvenuto in mezzo a centinaia di passeggeri che affollano la stazione il sabato pomeriggio e che, dopo l'attentato di giovedì, sono stati colti dal panico e sono fuggiti lasciando a terra i bagagli. L'episodio ha provocato soltanto molta paura ma non ha avuto conseguenze. I militari hanno tenuto a distanza l'uomo con il coltello, l'hanno fermato e portato via. Artificieri e unità cinofile sono poi arrivati per il controllo dei bagagli che erano stati abbandonati a terra dai passeggeri presi dal panico, fuggiti e nell'impossibilità di rientrare per il perimetro di sicurezza subito stabilito con divieto di accesso. Una fonte della polizia ha detto a Bfm-Tv che l'uomo si aggirava con il coltello in mano perché "temeva per la sua vita". Secondo la stessa fonte, non avrebbe mai assunto un atteggiamento davvero minaccioso e quando i gendarmi gli hanno ordinato di stendersi a terra non ha opposto alcuna resistenza.
Il killer di Parigi nel mirino da anni, flop degli 007 – Quindici anni di processi, di condanne, di soggiorni in carcere. Per tre volte, Karim Cheurfi, 39 anni, era finito in cella per aver attentato alla vita di poliziotti. Erano il suo obiettivo e alla Dgsi, i servizi, lo conoscevano bene per questo, non per la radicalizzazione. Eppure, per un inspiegabile flop dei controlli, a tre giorni dalle elezioni è riuscito a procurarsi le armi e a compiere il più spettacolare degli attentati, sugli Champs-Elysées. Questo e molti altri sono i punti oscuri di un'inchiesta che segna il passo a 24 ore dall'assalto. Mistero assoluto sulla rivendicazione dell'Isis arrivata ieri sera: 'Abu Yusuf al Beljiki', ovvero "il belga", questo l'uomo al quale lo Stato islamico ha reso omaggio attraverso i suoi canali più abituali. Forse sbagliando, forse attribuendo l'azione a qualcuno che potrebbe aver fornito le armi a Cheurfi, ispirandolo e tenendo i contatti dal Belgio con i vertici Isis. Il procuratore Francois Molins, solitamente accuratissimo nell'elencazione dei fatti e dei particolari dell'inchiesta, non ne ha fatto menzione nella sua dichiarazione alla stampa di oggi pomeriggio, né della rivendicazione né dell'ipotetica presenza di un complice.
200 compagne di poliziotti protestano a Tour Eiffel – Erano circa 200 questo pomeriggio a Champs de Mars, vicino alla Tour Eiffel, a protestare per l'insicurezza e le condizioni di lavoro dei mariti e compagni: il collettivo 'Compagne delle forze dell'ordine' aveva organizzato una manifestazione festosa, con distribuzione di dolci, ma dopo l'attentato costato la vita a un poliziotto giovedì sera a Parigi il raduno ha assunto toni gravi, con momenti di tensione ed emozione. Alla vigilia di un voto ad alta tensione, dove poliziotti e gendarmi saranno chiamati ad una nuova giornata di massima mobilitazione, il collettivo "denuncia le condizioni di lavoro, la mancanza di considerazione e di mezzi". E chiede di ascoltare "lo smarrimento delle mogli, delle figlie o delle madri degli agenti". Fra gli slogan, "sotto l'uniforme c'è un papà, un marito", "Cittadini, con noi", "poliziotti a rischio, cittadini minacciati". I sindacati di polizia hanno espresso ieri la loro preoccupazione chiedendo più fermezza della giustizia contro i sospetti pericolosi nel corso di un incontro urgente con il ministro dell'Interno, Matthias Felk.