Il cattivo esempio arriva direttamente dalla Presidenza della Camera che, per salvare la faccia e mandare in soffitta la nostra proposta sui vitalizi, ha optato per il ridicolo contributo di solidarietà che i soli deputati dovranno pagare. Nessuno ha battuto ciglio, sono seguite le sospensioni e tanti di noi sono stati puniti per avere dissentito vigorosamente rispetto a questa scelta. Sarò tacciato di populismo, ma penso che in un paese in cui l'11,9 delle famiglie è in grave difficoltà economica, come registra per il 2016 l'Istat, le misure di equità siano un atto di giustizia sociale inderogabile.
La Regione Sardegna si distingue per lo zelo. Forte della sua specialità, usata sempre pedissequamente quando si tratta di tutelare il conto in banca della sua classe politica, fa peggio del Governo. Disapplica un ODG della Conferenza delle assemblee regionali (come bene documenta la Repubblica), già diventato operativo in altre regioni, evitando il versamento del misero contributo di solidarietà. I record sardi non finiscono qui! Perché noi, in Sardegna la Regione fa sempre le cose in grande, paghiamo anche 11 condannati per peculato, distintisi per onestà e parsimonia nel corso dello scandalo sui fondi consiliari. La nostra classe regionale è quella che ha mandato Claudia Lombardo in pensione a 41 anni e Biancareddu a 48: per loro nemmeno un euro di contributo di solidarietà, ma una generosa pensione baby.
E' singolare che certi privilegi vengano catalogati come diritti acquisiti e siano inviolabili. Rientrano in questa categoria solo quella tipologia di diritti che hanno come destinatari i politici. Nella patria del diritto, pare che non sia possibile porre rimedio a questo scandalo (ci scappa da ridere). Le pensioni dei politici regionali ci costano circa 17 milioni annui (finanziaria 2017). Ai migliaia di sardi sotto la soglia di povertà la Regione dedica un finanziamento per il 2017 pari a 44 milioni di euro. La proporzione parla da sé a voi le conclusioni.
Andrea Vallascas