Alcuni giorni fa il ministro Poletti creava scompiglio con le sue affermazioni circa l’utilità del curriculum. L’enorme schiera dei disoccupati specializzati nell’invio di curriculum si è risentita e si è scagliata contro il ministro che, da par suo, avrebbe dovuto essere più diplomatico. Siamo in Italia e il trend in costante aumento è quello del buonismo. Siamo buoni con tutti, soprattutto le classi più agiate che predicano la massima integrazione purché avvenga lontano dai quartieri bene.
Chi va contro il buonismo imperante di solito viene tacciato di essere fascista come se essere fascista fosse un insulto. Chi da del fascista ad un fascista di solito non lo offende ma lo identifica, è come dare del comunista ad un comunista. Va anche detto che sostenere il fascismo è contrario alla Legge. In uno stato laico che predica la libertà, come se oggi il fascismo rappresentasse un pericolo per la società civile, si tratta di una contraddizione non da poco. Ma la legge si aggira facilmente, basta darsi un nome diverso. Io fonderei ad esempio i Littorialisti, amanti della Patria, della famiglia e della figa in quanto a gusti sessuali sono molto all’antica.
Comunque torniamo al punto della questione. Il curriculum serve o non serve per trovare lavoro? Io direi che serve, ma con moderazione e soprattutto con informazione. Avendo però gusto nel parlare male di qualcuno però preferirei puntare la penna contro gli inviatori seriali di curriculum. Gli inviatori seriali costituiscono una categoria molto particolare di aspiranti lavoratori. Si caratterizzano per la capacità di inviare curriculum tutti uguali ad un enorme numero di aziende. Questi personaggi confidano ciecamente nella statistica, tra tanti invii almeno uno riuscirà a cogliere nel segno ovvero richiesta di colloquio e successiva assunzione a tempo indeterminato.
Ed ecco che iniziano però i primi problemi. L’inviatore seriale conosce bene il suo mercato di riferimento e sa altrettanto bene che dopo aprile è sconsigliabile immettere nel circuito nuovi curriculum. Il rischio che si corre è quello di essere chiamati a svolgere dei fastidiosi lavori nel periodo estivo, periodo da dedicare ai bagni di mare in qualche spiaggia baciata dal sole o ad interminabili discussioni sull’assenza di lavoro tirando tardi in qualche bar del centro.
L’inviatore seriale di curriculum è generalmente di bell’aspetto, vestito secondo la moda dettata da Amici di Maria De Filippi, preferibilmente tatuato con motivi tribali dal sapore esotico. Il perché uno debba tatuarsi un gigantesco motivo Maori su gambe e braccia mi sfugge. Indagherò per un prossimo post. Immaginiamo che l’estate sia passata senza dover timbrare il cartellino e che giunga alfine il mese di settembre, il momento giusto per riprendere gli invii di curriculum.
La tecnica insegna che la coda dell’estate dura di solito fino a metà ottobre e quindi con invii nella prima decade di settembre si dovrebbe rimanere al riparo dalla quotidiana fatica del lavoro almeno fino a quella data. Poi arriva dicembre e fino a gennaio non se ne parla. In qualche raro caso, per i più sfortunati, le cose potrebbero non andare secondo le previsioni. Come fulmine a ciel sereno, potrebbe giungere la chiamata e l’invito al primo colloquio. Mi è capitato di parlare con vari addetti al personale di diverse aziende e ogni volta mi raccontano storie talmente gustose da sembrare irreali.
C’è chi chiede le ferie prima di iniziare a lavorare in modo da farle coincidere con quelle della fidanzata che le ha prese ad agosto, c’è chi preferisce iniziare a lavorare sul tardi perché la mattina proprio non riesce a svegliarsi, c’è chi pretende stipendi da dirigente e magari non ha nemmeno il diploma. Voi direte che sono casi isolati ma non è così. L’elemento che unisce tutti i candidati è la consapevolezza che dal momento in cui ne varcano la soglia diventano i padroni dell’azienda. Dal momento che mi piace parlare di vita vissuta vi narrerò la mia esperienza in fatto di curriculum.
Avendo una piccola azienda mi capita di riceverne tantissimi. Mi arrivano curriculum di autisti, di operai, di falegnami e tante altre professioni. Il fatto che io abbia un’agenza di marketing e comunicazione non frena in nessun modo l’inviatore seriale. Per lui non è importante chi contatta ma il contatto in quanto tale. Come un alcolizzato trova la pace con l’ennesimo bicchiere di vino il curriculista trova la pace inviando giornalmente decine di curriculum in modo da potersi dire, a fine giornata, “il mio anche oggi l’ho fatto”. Io, oggi, non leggo e non rispondo più a nessun curriculum. Me ne mandi dieci? Ne cestino undici, a meno che… ve lo svelo alla fine del post. Episodio di vita vissuta uno. Capita a volte che uno di questi curriculum sparati a pioggia colga nel segno.
Ovvero il profilo del candidato sembra interessante e puntuale alle esigenze della mia azienda. Mi consulto con la mia socia e siamo decisi, lo chiamiamo. Immagino la gioia del candidato nel ricevere una chiamata da un probabile datore di lavoro. Ricordo quanta emozione e quanta speranza nel ricevere la fatidica chiamata. Comunque, nostalgie a parte, faccio il numero. Va detto che faccio le chiamate di mattina molto presto per vedere se il candidato tira tardi a letto oppure è mattiniero. Squilla ma non risponde nessuno. Se tutto va bene richiama tra cinque minuti, il tempo di rimettersi in moto, bere un bicchiere d’acqua, fare due gargarismi e sciogliere la voce altrimenti cavernosa. Passano cinque ore. Si fa notte e quindi girono. Nel pomeriggio arriva una chiamata, numero sconosciuto… era lui.
<Buongiorno ho ricevuto una chiamata da questo numero, chi è?>
<Sono Lorenzo Saliu>
<Chi?>
<Il dottor Lorenzo Saliu di SED comunicazione>
<SED? (panico) cosa le serviva?>
<Guardi.. lei mi ha inviato un curriculum e non si ricorda, non dico il mio nome, ma neppure il nome dell’azienda per cui vorrebbe lavorare?>
Passano alcuni secondi imbarazzanti per entrambi…
<Noooo, mi scusi avevo capito male… dica…>
<Volevo dirle che lei ha appena ha perso un’occasione!>
Episodio di vita vissuta due. Arriva una ragazza al fatidico colloquio. Insieme alla mia socia andiamo nella sala riunioni e le chiediamo di presentarsi. Esordisce alla grande asserendo di aver creato una campagna pubblicitaria geniale. Talmente geniale che anche Gavino Sanna, il famoso guru della pubblicità, le ha fatto i complimenti dicendosi stupito. Conosciamo Gavino Sanna e ci pare sospetto tanto entusiasmo. A quel punto chiediamo di vedere questa meraviglia. La ragazza tira fuori un iPad e fa partire un filmato. Cominciano ad alternarsi delle immagini prese da Internet, immagini di Sardegna. Ogni immagine si sostituisce all’altra con una transizione Power Point sempre differente. Sono ardite svirgolate, alcune frasi si buttano di sotto, altre arrancando di sopra. Appaiono scritte dai colori sgargianti che si alternano senza apparente logica.
Il tutto è accompagnato dalla canzone “No poto reposare” cantata da Andrea Parodi. Al “Unu mundu bellissimu pro tene…” decidiamoo di interrompere quella sofferenza. La candidata non la prende bene. Le faccio notare con il mio consueto garbo che quella appena vista non è una campagna pubblicitaria, è una presentazione di foto in Power Point fatta, tra l’altro, male. La candidata sbotta, tira di nuovo in ballo il povero Gavino Sanna e, in sintesi, ci comunica che di pubblicità, noi, non ne capiamo niente. A quel punto si alza e ci accusa di averle fatto perdere tempo. Ecco la verità, non siamo noi a mettere a sua disposizione il nostro tempo è il candidato che ci fa la concessione di metterci a disposizione il suo. Tempo sicuramente più prezioso del nostro perché, si sa, la libertà non ha prezzo. Chiudo svelando in quale caso rispondo ai curriculum che mi arrivano.
Lo faccio, volentieri, quando le richieste mi arrivano attraverso la mail dedicata per le richieste di lavoro. Una mail che non ha nessuno ed è difficile da trovare per chiunque. Per chiunque tranne per chi volesse veramente lavorare con noi. Una persona che si informa su quello che facciamo, su quali siano i nostri lavori e i nostri valori. La mail è nascosta in un testo, nel cuore del nostro sito web. Sapete quante mail ho ricevuto attraverso questa mail? Nessuna. Se non investite del tempo per informarvi sulle aziende con cui vorreste lavorare perché un imprenditore dovrebbe investire il suo per informarsi su di voi?
Oggi i curriculum sono tutti simili, quasi tutti gonfiati, certamente inutili a meno che non facciate una cosa magica, che apre molte porte: dedicare del tempo a studiare l’azienda in cui sognate di lavorare, scrivere una lettera che parte dal cuore e che arrivi, con allegato il curriculum, alla mail giusta. E naturalmente avere un profilo Facebook che non rinneghi quanto affermato nel vostro bel curriculum, state certi che prima di leggere le vostre competenze qualcuno sta già frugando nel vostro status…
P.S: conosco la differenza tra curriculum e curricula ma non me ne importa niente. Uso il caro, vecchio, generico curriculum come tra l’altro suggerito dall’Accademia della Crusca.