L’isola ha sempre avuto diverse anime culturali e creative, hanno vissuto in connessione la cultura e l’anima Fenicia come quella nuragica. Come s’insediarono i Fenici nell’isola? Nel nome del mercato!
I Fenici arrivarono nell’Isola, intorno al 1000 a.C.; con i capo tribù litorali che consentirono loro l’accesso, attraverso piccole cale desolate. I Fenici, arrivarono dalle loro città stato ai piedi del Libano, attraversavano il Mediterraneo intero vendendo i loro manufatti e mercanzia Babilonese ed Egiziana; costeggiavano la Palestina israeliana di Re Davide, l’Egitto dei Ramessidi e la Libia, Tunisia, Sardegna, Corsica e Francia, e anche la Spagna meridionale; i sardi ricambiavano con i loro minerali, olio e sale. Con la ciclicità dei loro scali nell’isola, lentamente stanziarono; in Africa settentrionale nacque la loro civiltà, la Cartaginese, nel 814 a.C. I Fenici erano il mercato che con le sue logiche stanziava nell’isola, erano la globalizzazione, la moda, il pensiero unico Mediterraneo; ma con loro conviveva il Nuragico, se i Fenici erano cultura e modaiola turistica e di mercato, i nuragici erano la cultura e la ricerca artistica locale, tra folk e avanguardia. L’equilibrio si ruppe nel VII sec. a.C., con una penetrazione militare verso l’interno dell’isola, perché vi dico questo? Perché mi ostino a pensare a un’Accademia di Belle Arti di Cagliari come margine all’appiattimento di un turismo sempre più omologato, che mette a rischio anche quel pizzico di specificità storica culturale che è arrivata all’oggi preservata. Tra Cartaginesi e Nuragici, si arrivò ad una pace armata, un buon armistizio tra mercato e ricerca locale, non potrebbe passare per un’Accademia di Belle Arti di Cagliari?
Questa è l’isola che ha il 65% di servitù militare nazionale, possibile che non si capisca che lo strumento Accademia di Belle Arti di Cagliari, attenuerebbe almeno una manifesta servitù culturale? In questo primo ventennio di millennio, tutto il sistema globale dell’industria artistica e culturale è in vertiginosa e rivoluzionaria mutazione; questo amplifica il ritardo di un’isola, da sempre fondata su equilibri che si radicano e assestano nel tempo, fino ad apparire ai residenti indiscutibili, questo non ha più senso d’essere. Non è più questo il millennio dei media tradizionali, garanti dell’investimento privato economico, politico e culturale, che controllano e impongono. Non è più questa la fine del secolo scorso, dove in maniera clientela, con un battito di ciglia, un presidente della Repubblica Sassarese materializza un’Accademia di Belle Arti, fondamentale per tutto il centro nord dell’isola, ma che è nata senza nessuno studio di settore complessivo isolano, e che per volontà politica di diverse amministrazioni Comunali Cagliaritane e Sassaresi, pur amministrate dagli stessi partiti nazionali, non ha mai partorito, almeno una sede distaccata dell’Accademia di Cagliari, che ad oggi, nel 2018, è l’unica città metropolitana del millennio ancora priva di un’Accademia d’Alta Formazione Artistica. Questo è il secolo, del servizio condizionato dalla domanda, per questo si domanda con insistenza e persistenza maggiore, un’Accademia di Belle Arti di Cagliari.
Nell’attuale panorama di comunicazione, sospeso tra media classici e new media integrati, meno si continua a parlare di Accademia di Belle Arti di Cagliari, nel dibattito politico regionale e nei media tradizionali, più se ne parla, e parlerà, on line; perché l’anomalia dell’Alta Formazione Artistica assente in una città metropolitana come Cagliari, precederà la fama in continente di Cagliari e dei suoi artisti residenti. Non si può pensare ancora, all’arte e alla cultura a Cagliari, come si è fatto finora, con tutti che si autoproclamano artisti, forti di qualche mostra a pagamento in giro per le offerte culturali del web, con tanto d’attestato di partecipazione, finalizzato a simulare l’internazionalità della propria ricerca dai contorni dilettanteschi. Non può mancare in una città come Cagliari, l’argine di una istituzione Accademica. Avete mai pensato a come Cagliari sia la città che ha la più alta percentuale di artisti presunti, che con orgoglio dichiara d’essere autodidatta? Vorrei porre a tali artisti una domanda: Siete autodidatti di cosa? Ci si può proclamare autodidatti se la didattica è nell’aria nel posto dove si vive, dinanzi a una dialettica territoriale comune diffusa, nella quale ci si pone nel flusso con le proprie conoscenze e competenze, in quel caso la propria produzione da esterno, spesso ha anche un valore aggiunto; ma a Cagliari il contesto non è questo, ci si forma d’autodidatti attraverso dei tutorial su YouTube.
L’assenza di un’Accademia di Belle Arti ha fatto anche si, che nascesse un’associazione con il nome d’Accademia, con una docenza artistica, di Maestri, che in un Liceo o in un’Accademia di Belle Arti non avrebbe titolo alcuno per insegnare. Cagliari è una realtà che ha numeri esplosivi d’artisti da social network, ma sono “artisti” che con il loro contributo linguistico, fanno evaporare il valore delle immagini artistiche, proliferano con ricerche che dal punto di vista storico, rispetto al tempo in cui vivono, sono prive di qualsiasi scatto di contenuto, Non mi considero esente da tale ciarpame, dal momento che in una realtà come quella Cagliaritana, anche il mio ruolo di docente di Discipline Plastiche, che valore può avere in una realtà dove non è mai esistita una scuola di Scultura e dove l’indiscusso genio e Maestro dichiarava a mezzo stampa, inutili le Accademie di Belle Arti? Eppure è altissima la percentuale di Scultori nell’isola, non c’è bidda dove non ci sia un contenzioso tra chi sia il maggiore Scultore vivente residente, a Capoterra e Pula ad esempio nessuno si sognerà mai di negare la grandezza del Maestro Antonello Pilittu, al momento secondo me, il più grande tra gli scultori viventi nell’isola, ma il suo lavoro rischia d’essere risucchiato, se non tutelato adeguatamente dalle istituzioni preposte a farlo, nell’indicizzazione degli artisti on line; indicizzazione d’artisti che operano nel locale che hanno una dialettica con le istituzioni preposte attraverso le quali si formano, prima di terminare on line, nella realtà Cagliaritana, tutto questo processo di formazione e tutela dell’arte, degli artisti e delle ricerche artistiche residenti, è macroscopicamente assente. Non si può negare che Google e Facebook, abbiano una portata di diffusione dei linguaggi, che va ben oltre, l’expertise di “addetti ai lavori”, senza un filtro Accademico, tutto ciò che avviene a Cagliari dal punto di vista artistico è una Fake news della storia ai danni della propria stessa cultura, qualcosa che mina tutti i dibattiti e le tavole rotonde di senso, riguardo l’arte contemporanea, sbilanciandosi sempre e comunque a sostegno del mercato privato. Arte è funzione sociale del pensiero critico, quale pensiero critico si può determinare, in un’Accademia che non può porre a se stessa determinate critiche non esistendo? Il piacere del pensiero critico dell’arte che passa per le Accademie, è quella cosa che rende partecipe e coinvolge la cittadinanza, è quella cosa che dona senso alla parola autodidatta, perché la consapevolezza cognitiva diviene reale bene comune.
Cagliari ha un terribile nemico in questo momento della sua Storia, l’assenza comune della voce dei suoi artisti, gli artisti a Cagliari sono tutti ansiosi e timorati, egotici e isolani, uno contro l’altro si muovono negando l’altro per un quarto d’ora di viralità e quindici amici in più via social network. Se si consegna inermi al mercato, la propria arte, i propri artisti e la propria cultura, le arti traballano, la Storia si dimentica e l’arte diviene questione d’élite per fini commerciali. L’arte è l’origine e la sintesi della parola, è la negazione del superfluo, per Nivola e Sciola bastava una pietra, un mazzuolo e una gradina; non può quest’isola continuare ad essere uno scannatoio d’artisti in lotta per vendersi al migliore offerente, l’arte serve ma non deve essere mai serva.
Mimmo Domenico Di Caterino