Ad un anno di distanza dalla sua scomparsa, il Comune di Martis, il Laboratorio Sardigna Terra Bia e l’organizzazione Navdanya international ricordano Vincenzo Migaleddu.
L’intitolazione del Centro Polivalente di Martis a Vincenzo Migaleddu si terrà sabato 21 aprile, alle ore 17 in via Cagliari 1. Introdurranno il sindaco di Martis Tiziano Lasia e lo scrittore Bachisio Bandinu con un ricordo del medico martese. Successivamente, l’autore Maurizio Pallante, teorico della Decrescita, presenterà il suo nuovo libro Sostenibilità Equità Solidarietà. Seguirà un dibattito a cui prenderanno parte comitati, associazioni e singole individualità impegnate in difesa della biodiversità, nella lotta contro l’inquinamento industriale e l’impatto sanitario e ambientale associato a nuovi e vecchi progetti (metanizzazione, trivellazioni, inceneritori, discariche, nuove centrali a carbone, agroindustria per la produzione di biomassa a fini energetici, impianti per la produzione di energia non rispettosi dei milieux territoriali).
L’iniziativa è organizzata dall’amministrazione comunale di Martis, da Sardigna Terra Bia e dall’organizzazione Navdanya International fondata dalla Dott.ssa Vandana Shiva, rappresentata a Martis dall’International Director Ruchi Sroff.
L’incontro del 21 aprile vuole rendere omaggio all’impegno scientifico e civile del compianto Dott. Migaleddu. Ex presidente della sezione sarda della International society doctors for environment (Isde) e membro del board scientifico di Isde Italia, luminare che vanta oltre 200 pubblicazioni su importanti riviste scientifiche, Vincenzo Migaleddu è un esempio luminoso di come le competenze scientifiche possano essere messe al servizio della salute pubblica.
Animato da un profondo senso di giustizia, con sguardo penetrante e ferma intransigenza il dottor Migaleddu ha saputo individuare – spesso anticipandole – e contrastare le dinamiche di sfruttamento del territorio sardo, mostrando la centralità dei temi della produzione energetica e della gestione dei rifiuti per la Questione Sarda. “Non possiamo trasformarci in una piattaforma energetica e in una discarica conto terzi”, ripeteva sempre Migaleddu a proposito della sovrapproduzione di energia esportata dall’Isola verso il continente e dei fumi d’acciaieria importati in Sardegna da tutto il mondo.
Negli ultimi anni Migaleddu aveva individuato nel paradigma dell’economia circolare – con cui s’intende un sistema capace di rigenerarsi in equilibrio con i cicli della natura – il modello che la Sardegna dovrebbe adottare per garantire un benessere diffuso ai suoi abitanti. Una convinzione, questa, che gli derivava dall’analisi degli effetti (sanitari, culturali, politici) dell’economia lineare, vale a dire di un modello industriale basato sul consumo intensivo delle risorse e caratterizzato da una produzione di scarti (emissioni e rifiuti) di gran lunga superiore a quella che la natura è in grado di assorbire e di rimettere in circolo (si pensi, ad esempio, alle emissioni di CO2: la fotosintesi clorofilliana trasforma l’anidride carbonica in glucosio e in ossigeno, ma un eccesso di CO2 ne limita gli effetti; la quantità di CO2 non assorbita finisce dunque per alimentare l’effetto serra). La convinzione che la Sardegna, in modo particolare, rappresenti un terreno fertile per la diffusione dell’economia circolare era in lui rafforzata dalla persistenza di un rapporto genuino con la terra risalente alla gestione comunitaria del territorio sancita dalla Carta de Logu e ancora visibile nelle piccole comunità quali sono i paesi sardi. Nonostante l’industrializzazione subita dall’Isola a partire dagli anni ’60 e le più recenti politiche di gestione del territorio, eterodirette e rispondenti a interessi estranei a quelli dei sardi, abbiano trasformato negativamente il rapporto del popolo sardo con il suo territorio, Migaleddu invitava e continua ad invitarci a coltivare la speranza e ad agire perché un futuro sostenibile sorga dalle ceneri ancora fumanti del passato.