Allarmati dalla minaccia della più grande carestia del mondo, i parlamentari europei hanno nuovamente chiesto una soluzione politica al conflitto in Yemen e un embargo sulle armi dell’UE contro l’Arabia Saudita. In una risoluzione largamente adottata oggi con 539 voti favorevoli, 13 contrari e 81 astensioni, il Parlamento europeo ha condannato le continue violenze nello Yemen e sottolineato che solo una soluzione politica, inclusiva e negoziata al conflitto può ripristinare la pace. I parlamentari europei hanno ricordato le precedenti risoluzioni sulla situazione umanitaria in Yemen, che invitavano il capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini a lanciare un’iniziativa per imporre un embargo sulle armi dell’UE contro l’Arabia Saudita, viste le gravi accuse all’Arabia Saudita per violazione del diritto umanitario internazionale in Yemen. Infatti, secondo il Parlamento europeo gli Stati membri dell’UE hanno continuato ad autorizzare vendite di armi all’Arabia Saudita da quando il conflitto si è intensificato, in violazione della posizione comune del Consiglio sui controlli sulle esportazioni di armi.
Ecco i passaggi più importanti della risoluzione, di condanna dell’Arabia Saudita e censura verso i Paesi UE che continuano a rifornire di armi l’Arabia Saudita
Il Parlamento europeo,
[…]
considerando che i vari cicli negoziali sotto la mediazione delle Nazioni Unite non hanno ancora portato a progressi significativi nel senso di una soluzione politica nello Yemen; che le parti in conflitto e i loro sostenitori regionali e internazionali, compresi l’Arabia Saudita e l’Iran, non hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco né alcun tipo di soluzione, e che i combattimenti e i bombardamenti indiscriminati proseguono senza sosta; che nessuna delle due parti ha ottenuto una vittoria militare né probabilmente la otterrà in futuro; che la ricerca di una soluzione politica al conflitto, sotto l’egida dell’iniziativa di pace delle Nazioni Unite nello Yemen, dovrebbe essere prioritaria per l’Unione europea e per la comunità internazionale nel suo insieme;
considerando che, secondo le Nazioni Unite, oltre 8 000 persone, il 60 % delle quali civili, sono state uccise e oltre 50 000 ferite, tra cui un numero elevato di bambini, negli attacchi aerei e nei combattimenti sul campo avvenuti dopo l’intervento nel marzo 2015 della coalizione a guida saudita nella guerra civile dello Yemen; che i combattimenti, sia terrestri che aerei, hanno impedito agli osservatori sul campo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani di accedere all’area per verificare il numero di vittime civili; che quindi il dato relativo ai morti e ai feriti si riferisce soltanto a ciò che l’OHCHR è stato in grado di verificare e confermare;
considerando che la situazione umanitaria nello Yemen è stata ulteriormente acuita dall’imposizione, da parte della coalizione a guida saudita, di un blocco delle frontiere terrestri, marittime e aeree del paese il 6 novembre 2017; che il porto marittimo di Aden e il valico terrestre di al-Wadea al confine saudita-yemenita sono stati riaperti; che però sono ancora sottoposti al blocco i porti di Hodeida e Saleef, nonché l’aeroporto di Sana’a, conquistati dai ribelli houthi nel marzo 2015, attraverso i quali entra nello Yemen circa l’80% delle importazioni, compresi i beni commerciali e umanitari; che, stando all’allarme lanciato dalle agenzie umanitarie, se il blocco non sarà revocato, lo Yemen si troverà di fronte alla più grande carestia mai vista al mondo in decenni, che mieterà milioni di vittime;
considerando che gli attacchi aerei guidati dalla coalizione a Sana’a e nei suoi dintorni si sono intensificati nelle ultime settimane, provocando vittime tra i civili e la distruzione delle infrastrutture; che l’Arabia Saudita è accusata di aver compiuto decine di attacchi aerei uccidendo e ferendo civili indiscriminatamente in violazione delle leggi di guerra, anche attraverso l’uso di munizioni a grappolo vietate a livello internazionale; che i ribelli houthi hanno lanciato missili balistici sul principale aeroporto civile internazionale di Riyadh il 4 novembre 2017; che quest’anno altre decine di razzi sono state lanciate sul territorio saudita; che le leggi di guerra vietano attacchi deliberati e indiscriminati contro i civili; che tali attacchi sono considerati crimini di guerra e chi li commette può essere perseguito;
considerando che esiste un embargo internazionale sulle armi contro le forze houthi/Saleh sostenute dall’Iran; che, secondo la 18a relazione annuale dell’UE sulle esportazioni di armi, gli Stati membri dell’Unione hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi verso l’Arabia Saudita a seguito dell’inasprimento del conflitto, in violazione della posizione comune 2008/944/PESC dell’8 dicembre 2008 sul controllo delle esportazioni di armi; che, nella sua risoluzione del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen, il Parlamento ha chiesto al VP/AR di avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, conformemente alla posizione comune 2008/944/PESC;
considerando che ai giornalisti viene ripetutamente impedito l’ingresso nello Yemen, in particolare dalla coalizione a guida saudita, anche proibendo loro di imbarcarsi sui voli per aiuti umanitari delle Nazioni Unite diretti nella capitale Sana’a, controllata dai ribelli houthi;
considerando che la decisione di aggiungere talune persone alle liste di obiettivi delle operazioni con droni è spesso adottata senza alcun mandato od ordinanza di un tribunale; che la definizione di taluni individui come obiettivi e la loro successiva uccisione sono eseguite senza giusto processo;
Il Parlamento europeo,
[…]
condanna con la massima fermezza le violenze incessanti nello Yemen e tutti gli attacchi ai danni dei civili e delle infrastrutture civili, i quali costituiscono crimini di guerra; esprime profonda preoccupazione per l’allarmante deterioramento della situazione umanitaria nello Yemen; deplora profondamente la perdita di vite umane causata dal conflitto e le estreme sofferenze di quanti sono privati dell’aiuto umanitario e dei beni di prima necessità, sono rimasti coinvolti negli scontri, sono sfollati o hanno perso i loro mezzi di sostentamento, ed esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime; ribadisce il suo impegno a continuare a sostenere lo Yemen e il popolo yemenita;
deplora il blocco dei porti, degli aeroporti e delle frontiere yemenite da parte dell’Arabia Saudita e degli alleati della sua coalizione, che ha determinato un ulteriore peggioramento della situazione nel paese; ritiene che le misure adottate dalla coalizione per riprendere le operazioni nel porto di Aden e aprire il valico di frontiera di al-Wadea costituiscano un passo nella giusta direzione; esorta la coalizione a garantire la ripresa immediata delle attività dei porti di Hodeida e Saleef e l’apertura delle frontiere terrestri per gli aiuti umanitari e la fornitura di beni commerciali di base;
condanna gli attacchi aerei indiscriminati guidati dalla coalizione che provocano vittime civili, compresi bambini, e la distruzione di infrastrutture civili e sanitarie; deplora gli attacchi ugualmente indiscriminati ad opera degli Houthi e delle forze alleate, che hanno comportato la morte di civili e hanno trasformato ospedali e scuole in basi utilizzate da tali gruppi per organizzare gli attacchi;
condanna gli attacchi missilistici indiscriminati contro le città saudite, in particolare quello al principale aeroporto internazionale civile di Riyadh, Re Khalid, del 4 novembre 2017, da parte delle forze houthi/Saleh;
invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale in materia di diritti umani, a garantire la protezione dei civili e ad astenersi dall’attaccare direttamente le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e gli impianti idrici;
ricorda che gli attacchi deliberati contro i civili e le infrastrutture civili, compresi gli ospedali e il personale medico, equivalgono a una grave violazione del diritto internazionale umanitario; esorta la comunità internazionale ad adottare provvedimenti affinché i responsabili delle violazioni del diritto internazionale nello Yemen siano perseguiti penalmente a livello internazionale; sostiene pienamente, a tale proposito, la decisione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di svolgere un’indagine approfondita sui crimini commessi durante il conflitto nello Yemen;
invita il Consiglio a promuovere con efficacia il rispetto del diritto internazionale umanitario, come stabilito nei pertinenti orientamenti dell’Unione; ribadisce, in particolare, la necessità che tutti gli Stati membri dell’UE applichino rigorosamente le disposizioni sancite nella posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio; ricorda, in tale contesto, la sua risoluzione del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen, nella quale chiede al VP/AR di avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto internazionale umanitario da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che continuare a rilasciare licenze di vendita di armi all’Arabia Saudita costituirebbe quindi una violazione della posizione comune 2008/944/PESC;