Il 9 ottobre di 50 anni fa a La Higuera, un paesino nel sud della Bolivia, tra Sucre e Santa Cruz, Che Guevara veniva assassinato dai militari del governo golpista boliviano coordinati dalla Cia.
Il leader rivoluzionario venne ferito durante un conflitto a fuoco, fatto prigioniero dalle forze governative antiguerriglia, fu assassinato ed il suo corpo mutilato con l’amputazione delle mani per ordine dei golpisti e della Cia.
Ernesto Che Guevara, chiamato in tutta l’America latina il Che per il suo intercalare tipico degli argentini, fu insieme a Fidel Castro uno dei leader più prestigiosi e carismatici della rivoluzione cubana.
Fu promotore dell’accesso universale alla Scuola e alla Sanità pubblica per il popolo cubano, fino ad allora escluso. Nonostante mezzo secolo di embargo da parte degli Stati Uniti d’America, la Sanità e la Scuola pubblica cubana, ancora oggi si annoverano tra i più alti livelli al mondo.
Fu un combattente per la libertà dei popoli oppressi, anti-colonialista ed anti-capitalista, sostenne il nascente stato Algerino, contro l’invasione del Marocco ispirata dai francesi. In Congo a fianco di Patrick Lumumba sostenne il processo di decolonizzazione dal Belgio. Il Che avrebbe potuto vivere nella Cuba della Rivoluzione onorato e riverito, fu invece un rivoluzionario attento ed impegnato sui bisogni sociali e sulle esigenze di libertà ed uguaglianza dei popoli del mondo e dei nuovi stati che si stavano formando nel processo di decolonizzazione degli anni 60 dello scorso secolo.
La sua azione politica “ribelle” nell’era della spartizione del mondo in blocchi, fu osteggiata dall’imperialismo statunitense ed “inviso” al socialismo dell’allora Unione Sovietica, alle multinazionali ed ai cosiddetti potenti della Terra.
A distanza di 50 anni dalla morte del Che, ancora oggi, nell’era della globalizzazione il suo pensiero di libertà ed anticoloniale continua a vivere nelle lotte di liberazione degli oppressi e nel desiderio di giustizia dei popoli di tutto il mondo. Il Che, che seppe garantire al popolo cubano un’eccellente Sanità pubblica, oggi sarebbe a fianco delle lotte dei sardi per salvare i propri ospedali pubblici.
Claudia Zuncheddu
SardignaLibera